Cinepolonia: In the name of...una debole denuncia alla Polonia ultracattolica e omofoba

 Buongiorno a tutti lettori! 

Torno con un post relativo al cinema e ai film; oggi parliamo di Cinepolonia per la seconda volta nel mio blog. 

Ho voluto portare, tra le altre cose, un film un po' insolito e non molto famoso al di fuori di questa Nazione, tanto che in Italia non ha mai debuttato e non è semplice trovarlo. Stiamo parlando della pellicola In the name of....

Col titolo polacco W imie..., questo film diretto dalla regista polacca Malgorzata Szumowska, esce nelle sale nel 2013, con protagonista l'attore Andrzej Chyra. 



Come è intuibile dal titolo, il protagonista di questo film è un giovane prete cattolico, Padre Adam, che è stato trasferito da poco in un paesello sperduto della campagna polacca, lontana dalla confusione della capitale, in cui operava precedentemente. 

Subito il giovane parroco si integra, prendendosi particolarmente cura di un gruppo di ragazzi con piccoli precedenti, che vivono in una sorta di oratorio/comunità di recupero. Inizia inoltre a frequentare tutta la comunità, partecipando a feste ed essendo gentile e disponibile con tutti, e così conosce Ewa, una giovane donna con tendenze all'alcolismo, anch'essa trasferitasi da poco e fortemente scontenta della realtà che si respira nella campagna. 



Tra Adam ed Ewa (che non a caso portano i nomi biblici dei primi esseri umani creati) si crea un bel rapporto, con tutti i connotati per trasformarsi in qualcosa che Adam, in veste di prete, deve forzatamente rifiutare, stroncando così un possibile futuro insieme. 



Ma c'è dell'altro...perchè Padre Adam, sotto la tonaca e il suo temperamento mite, nasconde un segreto che non può rivelare sui motivi che l'han condotto a dedicare la propria vita a Dio, un segreto che nella Polonia perbenista non verrebbe accettato ma che, grazie all'arrivo di un nuovo ragazzo nella sua comunità per giovani, uscirà più impetuoso che mai, compromettendo la sua carriera e la sua immagine. 




Dopo aver guardato questo film, l'unica cosa che mi è venuta in mente è stata che mi spiacesse della sua limitata diffusione nel resto del mondo, perchè porta a galla due temi davvero scottanti riguardanti la realtà polacca, ovvero la religione cattolica e l'omosessualità. 

In questo film, sembra quasi che la regista ci comunichi una grossa realtà, ovvero l'utilizzo della religione come copertura di comportamenti socialmente malvisti; Adam si ritrova a farsi prete per soffocare un orientamento sessuale che lo sfigura di fronte alla famiglia e alla popolazione, ma anche per coprire una vena un po' alcolista, che verrà sempre più allo scoperto col trascorrere del film. La religione, per farla breve, secondo la maggior parte dei polacchi, servirebbe ad espiare qualsiasi comportamento ritenuto peccato: non sei in grado di risolvere qualcosa che non va, o che ti sembra non vada? Allora vai in chiesa a pregare, preghi così tanto fino a farti prete/suora e non ricascarci per forza di cose, per essere fedeli a Dio più che perchè ti senta bene con te stess*. 




Altro tema fortemente centrale del film è quello dell'orientamento sessuale e dell'omofobia. Purtroppo non è un segreto che in Polonia, oltre a esserci mire ultracattoliche (che quindi fan percepire qualsiasi uomo o donna di Chiesa una persona a cui dare fiducia e su cui fare affidamento), ci siano mire fortemente omofobe e maschiliste, e la Szumowska in questa pellicola le mette sul tavolo. Ovviamente, non volendo spoilerare troppo, non posso nemmeno dilungarmi su quello che accade nel film, ma qualora decidiate di vederlo, sono certa che capirete quel che intendo dire. 

Giusto per rimanere in tema, come avevo fatto anche per il film serbo Parada, voglio solo riportare alcuni dati odierni sulla percezione e i diritti della comunità LGBT+ in Polonia, giusto per rendere l'idea e far capire che, sebbene il film in questione sia stato girato più di cinque anni fa, le cose non sono cambiate molto, anzi, sempre più persone facenti parte di questa comunità stanno venendo allo scoperto scatenando, di contro, ancor più rigore, bigottismo e restrizione mentale in coloro che non accettano la situazione. 



Partiamo subito col dire che in Polonia esistono dei diritti per queste persone che sono, fortunatamente, riconosciuti e rispettati per lo più, tra cui il fatto che l'omosessualità non sia un reato punibile per legge, addirittura dal 1932. C'è la legge sulla parità del trattamento sul lavoro (2003), quella di poter prestare servizio nell'arma, quella del poter donare sangue (2005) e quella per i transessuali di poter cambiare sesso legalmente (1983). Tuttavia, pur essendoci tali diritti, un buon 50/55% nel 2005 ha dichiarato di non volere un collega omosessuale (sia gay che lesbica), quasi l'80% di non volerli come insegnanti per i propri figli o come babysitter e un 82% di non volere un uomo gay come prete (tornando al discorso del nostro film); nel 2010 il 43% dei polacchi sosteneva invece che gli omosessuali non avrebbero dovuto avere il diritto di arruolarsi nell'esercito, e, sebbene in Polonia non sia vietato essere parte della LGBT+ dal '32, nel 2008 quasi il 70% della popolazione sosteneva che non avrebbero dovuto aver la libertà di manifestare pro-LGBT+, di mostrarsi in pubblico apertamente gay o lesbiche, arrivando a un 37% che avrebbe voluto vietare loro di svolgere pratiche sessuali anche nell'intimità, insomma, per quasi un 40% di polacchi i gay non avrebbero dovuto esistere. 

Ovviamente, sebbene ci siano dei diritti per la comunità arcobaleno, ci sono altrettanti divieti che, purtroppo, sono sostenuti da un range molto alto di polacchi, si parla di percentuali che vanno dal 60 fino all'85% e che riguardano maggiormente i matrimoni, le unioni civili ma, in particolar modo, le adozioni e il diritto ad aver bambini tramite madri surrogate (quest'ultimo concesso invece alle coppie etero). Inoltre, non esistono particolari leggi anti-discriminazione al di fuori di quella sul lavoro. 



L'ideologia gender, per la maggior parte della Polonia, l'anno scorso è stata catalogata come una delle più grandi minacce del XXI Secolo, questo ci fa capire che dall'anno della realizzazione di questo film, le cose non sono cambiate più di tanto, se non a livello di percentuali (se nel 2013 l'87% era sfavorevole alle adozioni gay, oggi magari lo è solo un 80%, ma resta comunque un numero significativo). 

Insomma, la strada per la completa accettazione degli arcobaleno è ancora veramente lunga, e qualsiasi metodo di denuncia, come possono essere le opere cinematografiche, meriterebbero più spazio, soprattutto se accompagnate anche da altri temi, come quello religioso, che in Polonia non solo è una minaccia nei confronti degli LGBT+, ma che lo è sempre più anche per le donne e i loro diritti, quindi per i diritti delle coppie eterosessuali che si sentono giudicate qualora volessero seguire uno stile di vita non conforme a quello proposto dalla Chiesa Cattolica. 

Il film dura circa 1h e 40 min, lo si può trovare in polacco sottotitolato in italiano e, a causa di certe scene di sesso esplicito, è consigliato a un pubblico che abbia superato i 14 anni. 

Od vasa Samantocka


 Link: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_LGBT_in_Polonia





Commenti

  1. "Gender,aborti, omosessuali, femminilismo per la maggior parte della Polonia, è stata catalogata come una delle più grandi minacce del XXI Secolo..."
    Anche in Italia non ci piace questo schifo....

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