#Blacklivesmatter e il razzismo in Europa dell'est: un po' di informazioni

Buongiorno a tutti lettori!

Oggi sono qui a trattare l'argomento del momento, come potete ben notare, ma non generalmente in Europa, bensì in una zona precisa di essa, quella che tratto che è davvero famosa per le sue mire razziste e discriminatorie.
Il mio intento oggi è quello di far conoscere quindi la posizione dei vari Paesi slavi/est europei generalmente sul razzismo, più che su quel che sta accadendo, perchè penso che ci siano delle delucidazioni da fare in merito.

Partiamo quindi con dei dati generici su ognuno di questi Paesi, per vedere come sia la situazione, passando poi alle motivazioni, diverse da quelle presenti in Italia e in occidente, che si celano dietro a questo atteggiamento e a delle considerazioni.





Partiamo dalla Russia, il Paese più grosso tra tutti e quello, ovviamente, un po' più colpito. La Russia, che sul suo suolo enorme ospita differenti etnie, che praticano, tra l'altro, differenti culti, dal paganesimo all'islam, passando per la religione cristiana ortodossa, non è mai stata esente da questi episodi razzisti, che sono iniziati secoli fa nei confronti di ebrei ma anche di persone provenienti dall'Asia, che praticavano un altro tipo di fede. Con l'arrivo del comunismo, lo spostamento etnico forzato (cosa che favoriva, secondo i leaders, la coesione tra i popoli) e l'eliminazione di qualsiasi culto religioso, la cosa sembrò appianarsi, ma è tornata forte e chiara negli anni 2000. L'anno con più attacchi razzisti, secondo i dati di Amnesty International, è stato il 2006, ma in realtà sono aumentati, fino ad arrivare ad un picco nel 2008, con 109 casi di morte e 486 di feriti, tutte persone attaccate a causa del colore della propria pelle o per motivi religiosi, insomma, razziali.
Le persone più colpite in Russia sono, ovviamente, i musulmani che arrivano dalle ex Repubbliche asiatiche della lega -stan (Dagestan, Kazakistan, ecc...) e da regioni russe a maggioranza, come la Cecenia.
Per quanto riguarda, invece, le persone nere/africane, il razzismo attivo è pressochè inesistente, perchè di africani, in Russia, ce ne sono veramente pochi; tuttavia, l'opinione pubblica, non si discosta molto: non è raro sentire russi chiamare "scimmie" le persone nere, o addirittura fare discorsi puramente razziali, come se le razze esistessero, e loro fossero, appunto, una razza diversa.
In ogni caso, non sono rare uscite pubbliche di gente influente, sia a livello politico ma soprattutto religioso, che parlano di "limitazioni delle nascite dei musulmani nel Caucaso" e "limitazioni di circolazione sul territorio russo", tutte affermazioni che molti russi approvano fermamente.


(Fascisti russi protestano)


Passando all'Ucraina, altro territorio molto misto, sebbene più piccolo, la situazione non è molto diversa. Le minoranze colpite sono, ovviamente, diverse, proprio a causa della presenza: in questi Paesi non sono tanto le persone africane ad essere soggetto a queste violenze, bensì persone musulmane del Caucaso o ebrei, ma questo non significa che le poche persone nere presenti, siano esenti da ciò completamente. In Ucraina, addirittura, i casi più violenti su base razziale, sono stati registrati verso studenti stranieri, che semplicemente arrivano nel Paese con borse di studio per studiare in università. Tra gli altri, anche persone in cerca di opportunità lavorative o asilo politico, che arrivano da Africa e Asia.
Ma il razzismo non è solo circoscritto a qualche gruppetto neo-nazista: nel 2009, durante un'epidemia influenzale, nella zona più a ovest della Carpazia, la polizia chiese ai cittadini di riportare qualsiasi contatto avuto con persone straniere (specialmente asiatiche), perchè si pensava fossero loro la causa del virus, cosa che è, ovviamente, stata portata all'attenzione internazionale e che è stata quindi revocata.
Parte dell'odio razziale in Ucraina deriva dalla scarsa regolazione dell'immigrazione, che con discorsi populisti e xenofobi, dirige l'opinione pubblica in questo senso.
Al giorno d'oggi, in Ucraina esiste la pena massima per chi commette crimini su basi razziali, ma non sempre viene rispettata; è più una misura per farsi vedere bene al mondo esterno, soprattutto in un momento come quello che stanno passando, in cui l'Ucraina necessita di aiuti esterni a causa della guerra.


(Studenti ghanesi in Ucraina)


Per quanto riguardi la Bielorussia, ho trovato molto poco, ma basti sapere che le cose non sono molto diverse: come i due precedenti, è uno Stato ex-sovietico e cristiano ortodosso, in cui ogni minaccia alla propria cultura e tradizione viene mal vista. Tuttavia, entrare in Bielorussia illegalmente è molto difficile, per questo motivo, chi arriva da fuori ha il diritto di entrare e di restare un tot di tempo, dopo di che deve uscirne per forza. Da quel che ho letto, turisti, lavoratori e studenti visibilmente stranieri, non sono quindi trattati male o come minacce vere e proprie, proprio perchè il regime Lukashenko non permetterebbe che essi lo siano, ma l'opinione personale non è molto diversa da quella degli altri sovietici.



Andiamo quindi a sud, nei Balcani, dove l'opinione pubblica è divisa ma comune allo stesso tempo, zona del mondo in cui la rotta balcanica per i migranti del Medio Oriente, è stata riaperta solo l'anno scorso, e che quindi non subìsce particolari onde migratorie da anni.

Partendo dalla Bulgaria, il problema a livello razziale e religioso non è forse come in altri Paesi balcanici, perchè?
Perchè la Bulgaria è uno Stato con grossa percentuale di persone musulmane, semplice! Dobbiamo considerare che la rotta balcanica sia, per lo più, aperta ai migranti del Medio Oriente, non all'Africa, ovvero a persone musulmane, e che se questo rappresenta un problema grosso per gli Stati ortodossi e cattolici, lo rappresenta molto meno per gli Stati in cui si pratica l'islam, perchè la cultura religiosa non può venire soppiantata.
Tutto ciò, purtroppo, non significa che il razzismo non esista per nulla, anzi! In Bulgaria, i bulgari ortodossi sono violenti e razzisti pure coi bulgari musulmani, quindi il problema si pone, in primo luogo, all'interno dello Stato stesso, tra persone della stessa nazionalità., episodi che vengono perpetrati di tanto in tanto dal partito ultra-nazionalista e di estrema destra, Ataka.
Considerando che, comunque, in Bulgaria arrivino anche pochi rifugiati dalla rotta turca, i più presi di mira dai bulgari rimangono i rom e i sinti, che sono circa il 5% della popolazione.


(Spesso il razzismo si trova durante le partite di calcio da parte di hooligans, come in questo caso: ultrà bulgari fanno il saluto romano durante una partita nei confronti di giocatori non bianchi)


Spostiamoci in Macedonia del Nord, dove la situazione è praticamente simile: non possiamo parlare di un vero e proprio razzismo, nè nei confronti degli africani (inesistenti), nè nei confronti dei musulmani (che sono una minoranza da secoli sul territorio), ma possiamo farlo nei confronti della popolazione rom. C'è di buono che la Macedonia stia patteggiando l'entrata in UE, e che questo la spinga a prendere provvedimenti nei confronti delle minoranze: è stata infatti patteggiata una legge anti-discriminazione, che entrerà in vigore nel 2021, per dare opportunità pari alle persone romani.
La stessa situazione si presenta in Montenegro.




Parliamo quindi della Croazia, il Paese forse più problematico, essendo essa in UE e dovendosi quindi adattare (teoricamente) alle leggi sulla distribuzione dei migranti. La cara Croazia, come poi andremo a vedere anche gli Stati del V4, ha accettato molti aiuti dalla comunità europea, ma non riesce ancora a tollerare le misure sui migranti. Lo Stato croato è famoso per il suo nazionalismo, che risale agli anni della Jugoslavia, e per il suo essere fermamente cattolico, cosa che la distingue dagli "odiati" musulmani bosniaci e ortodossi serbi. Come potrete ben notare, nei Balcani la religione non è solo un culto, bensì un modo per identificarsi e distinguersi dagli altri, che fu parte della propaganda degli anni '90, per giustificare i massacri dei fratelli accanto. Pertanto, l'opinione pubblica croata è maggiormente razzista, soprattutto contro coloro che sono di diversa religione e di diversa carnagione. Non sono purtroppo rari gli episodi in Croazia di militari minacciosi che, vedendo una persona apparentemente africana o araba, decidano di scortarla sul confine bosniaco, lasciandola al proprio destino; uno di questi episodi, addirittura, colpì due sportivi africani, scambiati dai militari per clandestini.




Nella vicina Bosnia, invece, la situazione è diversa e sta, lentamente, degenerando. Vero che lo Stato sia a maggioranza musulmana, quindi, come per Bulgaria e Macedonia, l'odio culturale e religioso è nettamente minore, tuttavia si trova in una situazione che non è più in grado di affrontare: la Bosnia, infatti, ospita rifugiati di guerra in campi profughi, consci del proprio passato da immigrati, da rifugiati a loro volta (i bosniaci sono stati quelli più colpiti dalle guerre jugoslave, cosa che li ha costretti a fuggire in massa, in cerca di una vita migliore). Da questo punto di vista, sono molto ammirevoli, tuttavia sembrerebbe che il Paese stia diventando saturo, anche e a maggior ragione, a causa dei vicini Stati che di ospitare, non ne vogliono sapere. La Bosnia è un Paese molto povero, che non offre opportunità, ma si trova isolato nell'affrontare le sue politiche d'accoglienza, sia dai Balcani che dall'Europa stessa, nella speranza di aiuti umanitari per garantire loro un tetto, del cibo e delle condizioni di vita decenti. Ma, mano a mano che lo Stato viene lasciato sempre più solo, il sentimento xenofobo cresce tra la popolazione bosniaca, che non riesce più ad essere tollerante, forse anche stufa di vedere il proprio Paese trattato come un parcheggio permanente: non sono oggi rari casi di pseudo-razzismo, come cartelli appesi ai negozi che vietano l'ingresso ai rifugiati.


(Campo profughi in Bosnia)


Anche la Slovenia fa parte di questo triangolo obbrobrioso, Stato che "deve" far fronte ai clandestini sia dall'occidente che dal sud. Gli sloveni sono classificati come uno degli Stati più tolleranti, perchè di rifugiati liberi ce ne sono veramente pochi: questo significa che la Slovenia, uno degli Stati più organizzati a livello d'accoglienza, abbia si, dei rifugiati di guerra, ma applichi delle misure restrittive tali da accettare e aiutare solo chi ha dei requisiti; tutti coloro che non li hanno, vengono espulsi dal Paese. Insomma, la Slovenia ospita per un 44% delle sue possibilità, ma lo fa in modo più che organizzato e pulito, non c'è spazio per l'immigrazione irregolare...ma non significa che questa non esista! La piccola e pulitissima Slovenia, ha un corpo militare molto severo, e spesso si trova a dover avere a che fare con clandestini, fuggiti. In questo caso, a seconda di dove essa si trovi, riconduce i fuggiaschi o in Italia, oppure in Bosnia, fomentando i sentimenti razzisti di quest'ultimo Stato, che abbiamo già visto come si comporta e cosa deve subire. Insomma, la Slovenia è un piccolo paradiso burocratico, che riesce perfettamente a contenere l'immigrazione, a costo, però, di mettere a repentaglio la sicurezza di questi profughi che cercano di varcare i suoi confini per arrivare a nord (perchè molti rifugiati, purtroppo, muoiono assiderati sui confini bosniaci durante l'inverno).


(Migranti rifiutati dalla Slovenia, sul confine)


Ed eccoci arrivati alla Serbia, il secondo Paese balcanico slavo, secondo i dati, meno razzista. La Serbia ha una storia di mescolanze notevole: ospita sul suo suolo musulmani (bosgnacchi e albanesi), cattolici (croati, ungheresi, slovacchi), rom e altre minoranze, e dopo le guerre degli anni '90, si è impegnata a far sì che tutte queste etnie e religioni convivessero l'una accanto all'altra, un po' cercando di riparare gli errori commessi da Milosevic. Ma la riapertura della rotta balcanica, sta lentamente cambiando l'opinione pubblica: è bene precisare che in TUTTI questi Stati trattati, le persone che si dichiarano non razziste, lo sono perchè non hanno mai davvero avuto a che fare con persone esterne al giorno d'oggi (infatti, in Bosnia l'opinione è cambiata dopo che i migranti hanno iniziato a girare per i parchi e per le strade). Ad esempio, le stazioni della capitali balcaniche, non sono popolate da persone straniere (al di là dei rom, sui quali viene riversato tutto questo sentimento d'odio), con colore della pelle scuro che chiedono soldi; quindi, in realtà, le persone balcaniche non razziste, si definiscono tali perchè con l'indigenza delle popolazioni africane o asiatiche, non hanno mai dovuto conviverci davvero. Ma oggi la situazione sta cambiando, e il razzismo inizia ad uscire. Sempre più comuni sono infatti i gruppi Facebook, covi di fake-news su presunte aggressioni da parte di rifugiati nei confronti dei serbi, che fomentano la xenofobia, gruppi che iniziano a contare migliaia di persone, che credono a tutto ciò che leggono.


(Filo spinato sul confine ungaro-serbo; Orban ha costruito un filo spinato sul confine con la Vojvodina, per tenere i profughi nei Balcani, evitando di farli entrare in UE; questi migranti vivono in condizioni pietose a nord dello Stato serbo, nella speranza di entrare in Europa)


Terminiamo quindi con la zona dell'Unione Europea che tutti considerano la più xenofoba, ovvero quella del V4, il centro/est europeo.

Qualche anno fa, avevo pubblicato questo post a riguardo del razzismo e tradizionalismo che si può riscontrare in questa zona, spiegandone anche qualche motivazione, quindi riprenderò brevemente quello che è già stato riportato sia qui che in altri post su questi Stati.
Partendo dalla Repubblica Ceca, sappiamo che più del 50% della sua popolazioni, ha sentimento di disprezzo nei confronti delle persone con la pelle scura, siano essi africani, arabi o rom; gli episodi di razzismo (soprattutto nei confronti della minoranza romani) sono e sono sempre stati frequenti, ma non mancano nemmeno quelli contro le persone più scure di differenti etnie: l'anno scorso, a Praga, è stato assalito Dominik Feri, il primo deputato nero nella storia del Paese e anche il più giovane (è solo del '96!), ovviamente per una questione puramente razzista ed etnica, con tanto di frase "i negri non hanno posto nella politica". In Czechia, episodi di violenza razziale sono quindi sporadici nei confronti delle persone scure, perchè di persone scure ce ne sono poche.


(Il deputato ceco Feri, di origini africane)


Anche la Slovacchia non si distanzia troppo, che con moltissime persone sostenitrici del neo-nazista Kotleba, rimarca la xenofobia diffusa nella Nazione, soprattutto verso coloro che sono già presenti sul territorio, ovvero i citati rom.
Ultima ma non meno pesante la situazione polacca, dove il razzismo e la xenofobia crescono ogni anno di più, soprattutto con il crescente multiculturalismo. La Polonia è un Paese in forte crescita, e la crescita comporta l'apertura alla globalizzazione, alla circolazione libera di merci e persone, cosa che fa bene all'economia, ma che dal cittadino medio viene visto come una minaccia alla propria cultura, sicurezza e tradizioni. Ricordiamoci che la Polonia è uno degli Stati ultra-cattolici dell'Europa, in cui governa la destra da anni, e che sia politica che religione influenzano moltissimo l'opinione pubblica. Al momento, a causa del covid, inoltre, accanto al sentimento razzista verso gli africani si è accostato quello verso gli asiatici, visti come ancora possibili minacce alla salute, portatori di virus. Ultima cosa, questo è lo Stato in cui si registra, dal 2016, il numero maggiore di casi di violenza su base razziale.


("Oggi immigrati, domani terroristi"; protesta islamofoba in Polonia)



Insomma, la situazione, come potete vedere, è proprio come la immaginavamo: più ci si sposta verso est, più il sentimento della paura dello straniero aumenta. Come mi sono già trovata a scrivere parecchie volte, ovviamente il razzismo è da condannare, ma si devono comprendere e conoscere anche i moventi storici e culturali dietro a questo atteggiamento. Prendiamo la Croazia, ad esempio: quando noi, negli anni '90 ascoltavamo i Back Street Boys nel lettore CD e ci mettevamo i glitter sulla faccia per andare al concerto di Jovanotti, in Croazia ci si ammazzava, in nome della libertà del proprio Stato, in nome di un'identità nazionale, e non si combatteva (stupidamente) contro gente extra europea, ma contro gente con cui fino all'altro ieri si beveva la rakija e si ballavano danze popolari, perchè? Perchè non erano cattolici.


(Bandiera dei cetnici serbi, i nazionalisti ortodossi)


Prendiamo la (allora unita) Cecoslovacchia, la Polonia...Stati che, mentre in Italia si nuotava nei soldi e l'economia girava alla perfezione, si erano appena liberati dal comunismo, dell'oppressione di coloro a cui avevano chiesto aiuto negli anni '40, ma che poco dopo si sono rivelati dei feroci predatori, sottomettendo questi territori per anni, facendogli pagare un debito di guerra non solo in termini economici, ma anche culturali...Stati che hanno riacquistato l'indipendenza vera e propria e hanno avuto il modo di affermarsi totalmente solo trent'anni fa.


(Memoriale della Rivoluzione di Velluto del 1989, quando la Cecoslovacchia si ribellò al governo fantoccio sovietico)


Come potete vedere, gli Stati europei hanno tutti una storia differente, che non può nè deve essere sottovalutata; gli Stati dell'UE devono sottostare a delle regole comuni, ma ovviamente, si dovrebbe sempre tenere a mente di queste differenze culturali e storiche, non solo per gli autoctoni, ma anche per i migranti stessi: quali sarebbero i vantaggi di distribuire dei migranti in Nazioni in cui rischiano la vita, perchè i cittadini, spaventati dalla propaganda populista, potrebbero aggredirli, indisturbati? Non sarebbe meglio prima intervenire su un'educazione "europea" di accoglienza e poi provvedere, anzichè lasciare il potere a certi personaggi di dubbia moralità, che alla stregua di semi-dittatori, agiscono indisturbati sulle masse, già provate?


Ora che la situazione e le premesse storiche sono chiare, passiamo al famoso hashtag #blacklivesmatter. Ad essere sincera, ho notato che anche in centro/est ed est Europa, queste manifestazioni stanno prendendo piede: nel blocco ex-sovietico non vi sono state proteste su modello americano, ma la Russia (forse un po' in modo ipocrita) non ha perso tempo nel denunciare la brutalità razzista americana.
In Polonia, a Poznan e a Varsavia, vi è stata una dimostrazione di protesta, così come a Bratislava (Slovacchia) e così come si terrà anche a Praga nei prossimi giorni.




Per quanto riguarda invece i Balcani, anche lì vi sono state diverse dimostrazioni di solidarietà nei confronti della comunità black americana, le più importanti nelle capitali, Zagabria (Croazia), Belgrado (Serbia), Podgorica (Montenegro) e Sofia (Bulgaria).




Tuttavia, gli attivisti non sono stati molti, e han contato senza dubbio meno persone che le proteste su altri temi sociali, come quelle ambientaliste. L'opinione pubblica generale, infatti, considera ancora troppo il concetto di razzismo in modo errato, lanciando hashtags di contro come #whitelivesmatter, ricordando le aggressioni nei confronti dei bianchi attuate dai neri, senza contare però che le aggressioni da parte di queste persone raramente hanno una matrice razzista, perchè il concetto di supremazia riguarda più che altro la "razza" bianca, e pochi sono i neri che si credono superiori ai bianchi. Pertanto, le aggressioni svolte dalle persone di colore, sono solitamente azioni criminali fini a se stesse. Altri, invece, han solo trovato ipocrita la cosa, lanciando l'hashtag #romanilivesmatter e quello #jewishlivesmatter; come abbiamo potuto notare, infatti, i più colpiti dal razzismo est europeo/slavo sono i rom e gli ebrei: insomma, molte persone trovano ipocrita il concetto di manifestare contro un razzismo d'oltreoceano, quando hanno un razzismo ben più comune e presente tra le loro vie, quello nei confronti di queste etnie. Cosa, ovviamente, che io trovo ammirevole, ma che si può sempre aggiungere nel calderone delle proteste.




Possiamo quindi concludere dicendo che in queste Nazioni il razzismo esiste ed è impunito; possiamo affermare che manca sicuramente un'educazione finalizzata alla sua eliminazione, ma possiamo, altrettanto dire che esiste una speranza, tra chi denuncia la discriminazione etnica, sia essa dei neri, dei rom o degli ebrei, tra chi manda aiuti umanitari concreti e chi si mette in prima linea ad aiutare le minoranze già presenti sul territorio ad integrarsi.


(Secondo dei ricercatori dello Yorkshire, questa mappa mostra il razzismo percepito in Europa; come potete vedere, gli Stati dei Balcani sono più tolleranti teoricamente rispetto a quelli più a est)


Spero, attraverso questo post, di avervi resa un po' più chiara la situazione "razzismo in est Europa", perchè spesso è sulla bocca di tanti, senza che conoscano però le dinamiche di ciò che accade, gli aspetti religiosi, politici ed etnici di ognuno di questi Paesi.
Mi farebbe piacere conoscere un vostro parere: secondo voi sarà possibile che il razzismo sparisca o diminuisca drasticamente in queste zone, nei prossimi anni?

Od vasa Samantocka



Link fonti:

https://en.wikipedia.org/wiki/Racism_in_Europe#Slovenia;
https://it.euronews.com/2019/04/23/pugni-contro-dominik-feri-primo-deputato-nero-della-rep-ceca-si-indaga-per-razzismo;
https://openmigration.org/analisi/in-quattromila-sul-confine-bosniaco-con-la-serbia-in-ostaggio-degli-scontri-di-potere/;
https://www.coe.int/en/web/inclusion-and-antidiscrimination/-/combating-racial-discrimination-and-intolerance-in-north-macedonia;
https://balkaninsight.com/2020/06/10/balkan-protesters-show-solidarity-with-black-lives-matter-movement/;
https://www.focsiv.it/news/e-se-noi-fossimo-loro-laccoglienza-dei-rifugiati-in-slovenia/









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