Chi sono i Bambini di Chernobyl e perchè in Italia sono ancora presenti

Buongiorno a tutti lettori

Oggi, a 24 ore dal giorno del ricordo del disastro, torniamo a parlare di Cernobyl', ma raccontando una storia diversa da quella dell'anno scorso. Se, infatti, nel 2019 mi ero occupata di raccontare un po' quel che è successo nel 1986 in Ucraina (qui per leggere il post intero), oggi voglio un po' approfondire una delle conseguenze che lo scoppio della centrale ha causato, ovvero quella dell'affollamento degli orfanotrofi della zona da parte dei, così detti, bambini di Cernobyl'.




Il fenomeno dei bambini ucraini e bielorussi abbandonati negli istituti inizia quasi subito dopo l'incidente nucleare: questo avvenimento, infatti, ha avuto un impatto enorme sull'equilibrio in cui le famiglie vivevano, che ha portato i genitori di questi ragazzini al conseguente smarrimento di se stessi. Gli abbandoni iniziarono da parte di quelle persone che, in seguito all'esplosione, erano rimaste senza un lavoro, senza un luogo in cui stare, costrette ad abbandonare la propria casa, la propria regione. Questo gettò moltissime famiglie nella povertà e nella disperazione, che, andando avanti, non riuscivano più ad avere la giusta stabilità per crescere i propri figli, iniziando addirittura ad assumere dei comportamenti a rischio, tra cui l'uso di sostanze, la scarsa prevenzione per malattie trasmissibili e così via, arrivando alla piaga dell'alcolismo, che in Bielorussia, nelle zone più povere e rurali, conta, ancora oggi, una dipendenza del 20% sulla popolazione maschile (in Italia non è nemmeno dell' 1%).
Se si aggiunge poi, che inseguito allo scoppio del reattore, molti bambini sono nati con dei problemi gravi, a cui le famiglie non riuscivano nè economicamente, nè psicologicamente a far fronte, non fatichiamo a capire il perchè di questo abbandono di massa.




Questi comportamenti sbandati e disequilibri hanno portato, dunque, le famiglie a disfarsi dei propri figli, a metterli in questi luoghi sicuri e protetti, che sono gli orfanotrofi, nella speranza che qualcuno si potesse prendere cura di loro in modo migliore.
I bambini di Cernobyl', quindi, non sono altro che quei bambini che han subìto senza colpe gli effetti di ciò che è stato, arrivando all'abbandono (totale o parziale...alcuni genitori rimangono in contatto con loro comunque) da parte della propria famiglia.
Tuttavia, questi ragazzini, non sono stati abbandonati totalmente, sopratutto dal mondo esterno.



A causa delle radiazioni, i ragazzi degli orfanotrofi hanno una maggior possibilità di contrarre malattie respiratorie: da qui nasce il progetto chiamato Chernobyl Children's Project, dalla compassione e dal senso civico dell'attivista irlandese Adi Roche, la quale, subito dopo la caduta dell'URSS, che sembrerebbe aver abbandonato alla grande queste persone, ormai verso la fine della propria esistenza, decise di andare sul campo ed aiutare i dottori e gli specialisti a curare i minori coinvolti. Roche, però, non si ferma al solo aiuto umanitario laggiù, bensì crea questo progetto, grazie al quale diventa possibile, per tutti coloro che lo desiderano, aiutare gli orfani in svariati modi, dalla donazione di denaro, all'adozione permanente, ma anche a quella temporanea, che, soprattutto in Italia, ha sortito un grandissimo successo, tanto da favorire la creazioni di ONLUS e associazioni che sostengono e che han portato avanti questa idea.

(Adi Roche con due dei "suoi" bambini)


Non è difficile, quindi, capire perchè i bambini di Cernobyl' siano oggi così conosciuti nel Bel Paese. Sicuramente, se siete nati negli anni '90, vi sarà capitato, durante l'infanzia, di giocare con qualcuno di questi bambini, magari nelle località marittime, durante le vacanze estive, senza capire da dove essi arrivassero e perchè fossero lì, parlando pochissimo italiano.
Dobbiamo sapere infatti, che l'Italia è stato uno dei Paesi favoriti, dal momento che è entrata a far parte di questi progetti, sia per una questione climatica che affettiva.



L'Italia, infatti, col suo clima mediterraneo, ha un'aria molto salubre, che permetteva a questi ragazzini di "disintossicarsi" dalle radiazioni assorbite nel loro Paese; per quanto riguarda la parte affettiva, ho letto a riguardo delle ricerche svolte (di cui vi lascerò la fonte), che vedono l'Italia come uno dei pochi Paesi occidentali in cui la famiglia ha un ruolo ancora dominante, in cui l'affetto famigliare rimane ben radicato e fondamentale. A tal proposito, un bambino bielorusso orfano, è quindi più psicologicamente propenso a creare un legame con famiglia italiana, che non con una famiglia del nord o del centr' Europa, dove si promuove, invece, l'educazione individualista (e dove quindi si preferisce la creazione di campi estivi appositi all'affido famigliare).

(Un uomo italiano con uno dei figli di Cernobyl' a Busto Arsizio)


Molti di questi bambini, sentendosi integrati in un ambiente tranquillo, anche solo per quelle poche settimane estive l'anno, hanno imparato l'italiano per assimilazione, hanno imparato ad apprezzare e conoscere la cultura italiana, tanto che oggi, molti di essi, mantengono dei contatti con la loro famiglia italiana. Addirittura ho sentito di famiglie italiane che si sono sentite dispiaciute, quasi come se avessero perso un figlio, quando i ragazzi, ormai cresciuti, non si sono mai più fatti sentire, dopo anni di accoglienza costante.


(Lui è Valery, un bambino di Cernobyl' che è stato poi ufficialmente adottato dalla sua famiglia ospitante; oggi ha 34 anni ed è tornato in Bielorussia, ma il suo bambino, proprio come lui, porta cognome italiano!)


Ma se questo disastro nucleare è avvenuto negli anni '80, com'è possibile che, anche oggi, esistano bambini di Cernobyl' e, in misura minore (purtroppo), questi progetti esistano ancora?

Purtroppo, il problema Cernobyl' non è ancora stato totalmente risolto, tanto che ancora oggi, a livello di salute, nelle zone interessate colpisce ancora, ad esempio facendo nascere bambini malati o che presentano da subito malformazioni. Se alle conseguenze a lungo termine, aggiungiamo la grandissima povertà che colpisce Ucraina e Bielorussia, aumento di alcolismo, indigenza, utilizzo di sostanze da parte degli adulti, non faticheremo a capire come mai gli orfanotrofi, in quelle zone, siano costantemente pieni e in cerca di aiuti esterni, perfino adesso nel 2020.



Tuttavia, oggi, ci troviamo ad affrontare un altro problema, perchè l'ospitalità italiana è mutata notevolmente dai primi anni 2000, un po' per ignoranza (non parlandone più, molti hanno iniziato a pensare che chi abbia assorbito radiazioni, sia anch'esso radioattivo, in grado di "passare" la radioattività, quando non è assolutamente così), un po' per motivi economici, cosa che limita gli arrivi di questi bambini e la loro possibilità di guarigione e sviluppo personale in ambiente sano, amorevole e sicuro. Insomma, anche oggi è possibilissimo aiutare questi bambini e ci sono persone che lo fanno ben volentieri, ma, diventando sempre più individualisti e lasciandoci il problema sempre più alle spalle, i bambini di Cernobyl' diventano una realtà sempre più sconosciuta e distante dalla nostra.

Fondamentalmente, ho voluto parlarne proprio per questo, per rendere noto il problema, ancora fortemente attuale. Il disastro nucleare di Cernobyl' va ricordato tassativamente ogni anno, per non farlo cadere nel dimenticatoio (già ho letto commenti di gente nata dopo il 2000 in cui chiedevano cosa fosse successo a Cernobyl'...), per non farci scordare che le radiazioni sono ancora nell'aria  e non abbandonare persone che possono avere bisogno e che hanno sempre contato sul nostro aiuto.





Se non eravate a conoscenza del fatto che i bambini di Cernobyl' fossero una realtà ancora presente e voleste aiutarli in qualche modo, vi faccio notare che su internet potete trovare molti siti e associazioni (la prima della lista rimane quella originaria, della signora Roche) attraverso i quali fare donazioni, ma anche organizzarvi per poter vedere come funzionano questi affidamenti temporanei. Se vi piacerebbe provare questa esperienza, ma avete paura della diversità, dell'avere a che fare con bambini difficili e sconosciuti, vi dico, inoltre, che non tutte le associazioni e ONLUS, da quel che ho visto, offrono lo stesso tipo di "contratto", anzi, molte fan presente che i bambini con cui vi metteranno in contatto sono sani e con una famiglia alle spalle, quindi non orfani nè disabili.




Io ho avuto a che fare con solo una bambina di Cernobyl' quando ero piccola, perchè i miei zii avevano aderito a questo progetto. Ricordo che si chiamava Julia e aveva la mia età. E' venuta solo un paio di anni ed era molto silenziosa, però già iniziava a capire qualcosina e ci si poteva giocare tranquillamente; questo per farvi capire che, se avete dei figli, sono anche bambini che si adattano, perchè sebbene vengano da una situazione difficile e di degrado, rimangono sempre bambini.
Non cito alcun sito (se non quello ufficiale del primo progetto) perchè non faccio alcuna pubblicità, ma mi è sembrata comunque una bella cosa quella di pubblicizzare e di portare alla luce la situazione nella sua interezza e una concreata possibilità di come fare un'opera buona, che possa aiutare questa zona d'Europa abbandonata un po' a se stessa e che ama e apprezza l'Italia, per essere sempre stata in prima linea! Non facciamo decadere questi bei progetti, che ci possono avvicinare ad altre culture e ci possono aiutare a non dimenticare i danni causati dall'incoscienza umana e dalle sue conseguenze, degrado, povertà ed abbandono di minori in primo luogo.


Od vasa Samantocka.




Link fonti:

https://www.chernobyl-international.com/ (questo è il sito Chernobyl Children International)
https://www.corriere.it/cronache/18_aprile_27/valery-trentino-chernobyl-figlio-adozione-22f67682-4988-11e8-91c2-712f6a8efc34.shtml (la storia di Valery, il ragazzo adottato);
https://thevision.com/attualita/chernobyl-accoglienza-bambini/;
https://www.robadadonne.it/galleria/figli-di-chernobyl-come-accoglierli/;






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