Disastro di Černobyl', 33 anni lo scoppio della centrale nucleare


Buongiorno a tutti lettori! Oggi trattiamo di un argomento su cui voglio scrivere da un po’ ma per cui aspettavo l’occasione giusta per farlo. Direi che oggi è arrivato il momento, perché proprio il 26 Aprile di 33 anni fa avveniva la catastrofe nucleare più disastrosa della storia europea, ovvero quella di Cernobyl’.
Sicuramente i miei lettori più anziani e che negli anni ’80 erano ragazzini o adulti ricorderanno bene come andò la questione, ricorderanno (io lo riporto da parole dei miei famigliari italiani che l’han vissuto) di come anche nel nostro Paese si siano sentiti certi effetti, siano state prese certe misure, sebbene Cernobyl’ si trovi molto lontana da noi, ovvero in Ucraina. Essendo che io nel 1986 non fossi ancora nata ed essendo che non sia mai stata nella zona d’interesse, per scrivere questo post baserò su delle informazioni prese dal web; oggi dunque andremo a vedere dettagliatamente cosa accadde durante quel lontano Aprile che questo giorno ricordiamo e quali sono state le conseguenze che sono arrivate fino ai giorni nostri.



Innanzitutto partiamo col dire che Cernobyl’ (traslitterato dal russo; si usa il termine Ciornobyl’ se si traslittera dall'ucraino) è una città dell’Ucraina settentrionale, a 100 km da Kiev e vicina al confine bielorusso.  Noi conosciamo questo centro proprio a causa del disastro nucleare legato ad esso, tuttavia le nostre informazioni a riguardo non sono propriamente corrette: il disastro nucleare, infatti, non avvenne a Cernobyl’, bensì a Pryp’jat, un'altra cittadina a circa 15 km a nord dal nostro centro d’interesse. Questo fece sì che, quando la centrale nucleare si danneggiò, le onde si propagarono verso nord, in Bielorussia, mentre il sud (Cernobyl’ compresa) venne colpito molto meno dalle radiazioni. Questo è anche il principale motivo del perché a Cernobyl’ vi sia qualcuno che ci vive, mentre Pryp’jat fu totalmente evacuata.



Ma fondamentalmente, cosa accadde durante il 26 Aprile del 1986? Penso che anche qui, coloro che han vissuto questo avvenimento abbiano bisogno di qualche spiegazione, perché allora l’Ucraina faceva parte del’Unione Sovietica, in cui vigeva un regime che nascondeva qualsiasi cosa andasse storto nel suo territorio.
Durante la notte tra il 26 e il 27 Aprile del 1986 venne deciso di effettuare dei test su alcune apparecchiature della centrale nucleare in questione, per cui alcuni sistemi di sicurezza vennero appositamente disattivati. Ma se inizialmente la situazione era sotto controllo, i tecnici ben presto lo persero; alle 01.24 di quella notte, il reattore numero 4 della centrale subì un’esplosione violenta, che scoperchiò il nucleo del reattore stesso e che fece propagare nell'aria del combustibile altamente radioattivo. L’esplosione non può essere paragonata a quella di una bomba nucleare (i decessi subito conseguenti furono soltanto due), ma la gravità della cosa non deve essere assolutamente sottovalutata, in quanto il materiale chimico disperso fu comunque altamente danneggiante, sia per l’ambiente che per gli esseri umani: si conta infatti che il materiale disperso fosse composto dal 50% di iodio e il 30% di cesio, con radioattività tra 50 e 250 milioni di Curie, che in realtà è maggiore a quello che fu propagato dalle bombe atomiche americane in Giappone. Non vi fu possibilità di prevenzione immediata, proprio perché come dico sopra, il governo sovietico non informò subito i cittadini della pericolosità di quel disastro. I cittadini di Pryp’jat si ritrovarono quella notte ad osservare affascinati una nube colorata in cielo, senza sapere a cosa stessero realmente andando in contro, né tanto meno lo sapevano i vigili del fuoco che vennero mandati a spegnere l’incendio creatosi, esponendo quindi tantissime persone alle radiazioni nucleari senza la protezione adeguata.
Molti di essi morirono dopo pochi giorni a causa di complicazioni cardiache e a causa del materiale chimico respirato. In Italia (e nel resto d’Europa) la notizia venne diffusa in seguito a dei controlli provenienti dalla Scandinavia (verso il 28 Aprile), che avevano rilevato dosi anomale di radioattività sui terreni e nell’aria, cosa che spinse quindi l’Unione Sovietica a spargere la notizia del disastro nucleare al resto del mondo solo il 14 Maggio dello stesso anno.

(Il reattore distrutto dopo l'esplosione)


Questione interessante è anche quella del perché, se la zona fosse abitata, il governo avesse deciso di costruire una centrale del genere. Si deve infatti sapere che la decisione fu premeditata: la centrale nucleare (costruita negli anni ’70) sarebbe stata un buon modo per fornire energia, sebbene si conoscessero i possibili rischi connessi ad essa; fu dunque deciso di crearla in una zona poco abitata in cui venne costruito un piccolo villaggio a tavolino (ovvero Pry’pjat), che avrebbe dovuto ospitare solo gli operai, i tecnici e gli scienziati e le loro famiglie (gli abitanti del posto erano infatti pochissimi, 180 persone circa), sebbene Cernobyl’ fosse una città abitata da 50.000 persone e centro importante dello Stato stesso.
Il 27 Aprile (36 ore dopo) sia Pryp’pjat, che Cernobyl’, che tutti i villaggi limitrofi vennero evacuati, per un totale di circa 100.000 persone, un’evacuazione che venne detto essere una semplice misura cautelare, laddove la situazione era ben più grave e sconosciuta ai cittadini ignari.

(La cittadina di Pryp'jat)


Nei giorni successivi orde di aerei militari, di soldati e di civili volontari, provenienti da Russia, Ucraina e Bielorussia, si offrirono e vennero mandati per poter marginare il danno, e solo il 6 Maggio si riuscì a riportare la situazione sotto controllo. Ma le conseguenze furono comunque catastrofiche e per i molti cittadini delle zone limitrofe sono un problema tutt'oggi. Le morti non sono ad oggi chiare, ma si calcola che i morti ‘diretti’ (coloro che da subito entrarono in contatto con il nucleo esploso cercando di riparare) sono sulle 4000 persone, mentre le morti ‘tardive’, di coloro che intervennero in seguito fino al 6 Maggio, sono una stima di 700.000.

(Alcuni uomini ripuliscono la zona del disastro)


Oggi la situazione è decisamente migliorata, Pryp’jat è un villaggio ormai abbandonato, mentre Cernobyl’ conta ancora 1.500 persone, più che altro anziani che non se ne sono voluti andare, di cui il corpo si è straordinariamente adattato alle radiazioni, e operai che lavorano ancora alla centrale (ovviamente ben protetti) in ordine di depurare la zona, ma che, dopo aver terminato il turno, si allontanano da essa per qualche settimana. La centrale dell’esplosione (ovvero i reattori 1,2 e 3) rimase operativa fino al 2000, addirittura oggi possono essere osservate delle torri che manifestavano il desiderio del governo di creare anche il reattore numero 5 e 6, un lavoro lasciato però inconcluso. Sopra la zona del reattore numero 4 è stato costruito un edificio, per cercare di contenere il materiale altamente radioattivo che ancora è presente, una zona accessibile solo ai pochi addetti.

(Foto della centrale nucleare)


La cittadina di Pryp’jat ad oggi è chiusa al pubblico, non si potrebbe assolutamente entrare, sebbene esistano dei tour abusivi per il più coraggiosi e curiosi, che mostrano questo villaggio distrutto, rimasto rinchiuso in un’epoca ormai passata; anche la città di Cernobyl’ è tenuta sotto controllo e strettamente sorvegliata, altro centro che mai si è evoluto dagli anni ’80, tuttavia, a Kiev, è possibilissimo pagare per delle visite ufficiali, in cui gli operatori forniscono le adeguate protezioni, per poterci entrare e visitare la vecchia città abbandonata. Da recensioni e articoli trovati nel web si deduce che, scegliendo queste tipologie di tour guidati, si deve stare assolutamente tranquilli, che i rischi legati alle radiazioni dipendono largamente dalle protezioni che vengono fornite e dalla durata dell’esposizione ad esse; essendo che questi tour operators siano dei professionisti sapranno benissimo dove potervi condurre e dove no, cosa che non si può affermare se il tour viene guidato da un abusivo, quindi, se siete interessati, attenzione a chi vi affidate!

(Trovo questa foto di dubbio gusto, ma rappresenta il fatto che Cernobyl' sia chiaramente visitabile)


L’ultimo aspetto che andiamo ad analizzare a proposito è, quali sono state le conseguenze ambientali e ‘umane’ che tutt'oggi persistono?

Facendo un discorso incentrato su fauna e flora gli aspetti sono, sorprendentemente, positivi. Ovviamente le radiazioni sono penetrate nel terreno e nelle acque, questo fa sì che sarebbe impensabile voler bere le acque di Pryp’jat o voler coltivare qualcosa per nostro consumo, perché al 90% ci ammaleremmo, tuttavia la vegetazione oggi è rigogliosa più che mai, si è addirittura propagata in quelle zone che, negli anni ’80, erano occupate dall'uomo. Stessa identica cosa possiamo affermare per quanto riguarda la fauna: alci, lupi, cervi, cinghiali si riproducono e vivono indisturbati, per non parlare della fauna acquatica (famosissimi sono i documenti riguardanti i grandi pesce gatti che popolano i laghetti del villaggio); da quel che ho visto in alcuni clip addirittura delle specie tipiche che si stavano estinguendo oggi sono tornate, ad esempio una razza di cavalli ucraina (di cui purtroppo non ricordo il nome). Ma sebbene le radiazioni non siano un problema dal punto di vista della riproduzione, lo sono da altri: in un documentario (che han fatto sul canale di Real Time qualche anno fa e che ho reperito sul loro sito; purtroppo l'ho cercato per voi ma non è più reperibile), veniva riportato infatti che la vita media delle bestie non è ovviamente la stessa dei loro compari che non vivono tra le radiazioni, ossia muoiono molto prima. I loro corpi si sono adattati alle radiazioni, mangiano e bevono in una zona altamente contaminata, ma se questo si ripercuote sulla lunghezza della loro vita, lo fa anche su alcuni loro aspetti comportamentali. Ricordo anche che questi visitatori hanno analizzato il comportamento di un ragno che non era in grado di creare una tela perfetta, proprio a causa di alcuni effetti che le radiazioni hanno sul cervello e sul sistema nervoso, che ne modificano quindi i comportamenti.

(Ecco la famosa razza di cavalli di cui parlavo; dietro di loro la vegetazione è verde e rigogliosa)


E gli esseri umani? Potrebbero vivere in questa zona alla pari degli animali e della vegetazione? La risposta è difficile da dare; altri documentari (sempre reperibili su internet) riportano che in realtà esistono delle persone anziane che han deciso di tornare nei villaggi colpiti, molto poche, ma ci sono. Evidentemente anche il loro corpo si è in qualche modo adattato alle radiazioni, in quanto mangiano tranquillamente ciò che coltivano su quei terreni contaminati.

(Una donna anziana che vive nella sua casa nelle zone di Cernobyl')


Ma come dicono sia loro sia come ho scritto io, sono pochissimi coloro che non han subìto gli effetti disastranti delle radiazioni nucleari. Molte persone delle zone colpite han sofferto di complicazioni cardiache e di tumori, specialmente alla tiroide, han sviluppato delle malformazioni corporee che li han costretti a una vita reclusa. Purtroppo inoltre, il problema non si è risolto quel Maggio del 1986…ancora oggi infatti esistono persone che sviluppano tumori, malformazioni e complicazioni di varia natura a causa di ciò, numerosi sono i famosi ‘bambini di Cernobyl’’, coloro che sono nati dalle generazioni colpite e che nascono quindi malati ancora oggi (argomento a cui dedicherò un post più avanti), per non parlare di chi muore giovanissimo senza causa apparente.

(Questa bambina si chiama Veronika, la sua foto ha fatto il giro del mondo in quanto affetta da un cancro al nervo ottico che l'ha deformata e privata della vista, uno dei simboli dei disastri nucleari di Cernobyl')


Detto tutto ciò resta mio desiderio, almeno una volta nella vita, andare a vedere questo luogo abbandonato, la testimonianza di uno dei disastri più grandi dell’uomo che racchiude in sé una piccola parte di quella che era l’Unione Sovietica degli anni ’80.
(Ricordo che, per quanto riguarda Cernobyl', vi sono molti documentari, documenti scritti e film reperibili anche in lingua italiana).


Od vasa Samantocka



Link utili e fonti: 


https://www.youtube.com/watch?v=CSOM4QqH6wY&t=1s (in questo documentario si può vedere come esistano ancora persone che abitano nelle zone del disastro);
https://www.youtube.com/watch?v=AV2EVSzJ0Tc (documentario sulla fauna di Cernobyl', purtroppo molto riduttivo ma, come dicevo, quello che ho visto io non riesco più a trovarlo)





Commenti

  1. I russi non si sono mai preoccupati della gente. Volevano nascondere l'incidente ma non ci riuscì. Questo posto non è normalmente possibile visitare , ma se abbia i soldi, poi tutto e' possibile. Ma non lo consiglierei a tuoi ...

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