5 libri sulla Shoa da leggere scritti da est europei

Buongiorno a tutti lettori miei! 

Arrivo molto in ritardo con l'argomento Shoa e Giornata della Memoria, ma spero vogliate perdonarmi, essendo che nel periodo interessato stessi partendo dalla Serbia, e la cosa sia passata un po' in secondo piano. 
Se l'anno scorso vi ho portato un articolo sui campi di concentramento, puramente informativo, questa volta voglio mischiare l'argomento con la parte più artistica del blog, consigliando 5 opere scritte, tutte est europee. 
Essendo una grande appassionata del genere, durante il corso della mia vita ho letto tantissime opere sulla Shoa, molto diverse tra loro. Con questa classifica cercherò quindi non solo di consigliarvi i soliti libri di sopravvissuti che raccontano il loro inferno (che godono di tutto il mio rispetto), bensì di variare un po' tra le varie tipologie, spaziando dal romanzo autobiografico, a quello di impronta più storica, a quello rosa, e così via, in modo da poter andare in contro ai gusti, bene o male, di ognuno.  





1. LA BAMBINA CON IL CAPPOTTO ROSSO - ROMA LIGOCKA 

Questo è stato uno dei primi libri inerenti al tema che io abbia letto, circa una decina di anni fa. Scritto dalla scrittrice ebrea polacca, Roma Ligocka, è un'opera piuttosto lunga (se non ricordo male sono più di 500 pagine) divisa a metà: la prima, che narra della sua infanzia da ebrea di Cracovia che riuscì, fortunatamente, a fuggire dagli orrori del nazismo, la seconda che parla di altri "orrori", questa volta diversi, legati invece al comunismo di stampo sovietico. Un libro veramente coinvolgente, soprattutto se volete fare un viaggio all'interno della Polonia divisa tra due dittature e occupazioni, guardandola con gli occhi di chi l'ha vissuta. 
Come avrete potuto notare, inoltre, il titolo riprende proprio la bambina del film Schindler's list, l'unica a portare un vestito colorato in contrasto con lo stile bianco e nero. Ultime due note interessanti: nel museo di storia della guerra di Varsavia è possibile trovare delle testimonianze scritte della Ligocka bambina su pezzi di carta, esposti al pubblico; la scrittrice, inoltre, è la cugina del famosissimo regista Roman Polanski, di cui nel libro si possono leggere alcune "sventure" degli anni post guerra. 




2. IL BAMBINO SENZA NOME - MARK KURZEM 

Questo romanzo è uno dei miei preferiti, ed è, tra l'altro, uno dei più recenti che abbia letto a riguardo. Scritto da Mark Kurzem, australiano di discendenze ebree bielorusse, narra la storia del padre dello scrittore, ebreo sovietico scappato dal massacro della sua famiglia, che non ricorda quasi nulla del proprio passato, nemmeno il proprio nome di battesimo. E' la coinvolgente storia, quindi, di una ricerca sul campo da parte dello scrittore/protagonista e del suo anziano papà in est Europa, alla riscoperta delle radici di una famiglia distrutta dal nazismo. Questo libro è, secondo me, da leggere perchè, pur non essendo stato propriamente scritto da un est europeo o da un superstite, è davvero emozionante e mostra altri aspetti dell'olocausto, che poco o nulla hanno a che vedere con i campi di sterminio, oltre a presentare uno stile che si discosta dal solito che si ritrova quando parliamo di questo genere letterario. 




3. I PONTI DI BUDAPEST - BETTY SCHIMMEL 

La prima volta che ho visto questo libro in biblioteca avrò avuto dodici anni, e, non so perchè, mi ha colpito subito. La Schimmel (nata Markowitz) è solo una ragazzina benestante ebrea cecoslovacca, quando si trasferisce in Ungheria e si innamora di un ragazzino poco più grande di lei, Richy. Tuttavia, la guerra arriva devastante, separando i due giovani e portando la ragazza a vivere un periodo della sua vita nei campi di concentramento nazisti. Ma il libro non narra solamente dell'adolescenza di questa donna, bensì ci trasporta con sè anche nell'età adulta, quando emigra in America e si sposa con un altro uomo, rimanendo col vuoto dentro e con la speranza di ritrovare nuovamente il suo amore giovanile, che ha perso nel tempo contro la sua volontà. Un romanzo tra lo storico e il rosa, con dei veri e propri colpi di scena sorprendenti. 





4. L'INFERNO DI TREBLINKA - VASILIJ GROSSMAN 

Questo libro l'ho già menzionato qui, quando parlavano dei campi di concentramento polacchi, ma lo riporto nuovamente in quanto lo stile di Grossman mi è piaciuto molto. Vasilij Grossman è stato un giornalista famoso ebreo sovietico (precisamente ucraino), che ha però avuto la "fortuna" di non essere mai stato internato in un campo di concentramento. Riporto la sua opera su Treblinka (di circa 80 pagine, che trovate pure in pdf), proprio per questa particolarità: Grossman non ci parla di una testimonianza direttamente vissuta da lui, bensì il libro è una sorta di rapporto/documentario su quel che accadeva là, che gli veniva comunicato da chi era al fronte. Un'opera scritta da un intellettuale del tempo, un po' documentativa, un po' filosofica, che guarda con occhio esterno ciò che avveniva in quel piccolo inferno nazista. 





5. IL PIANISTA - WLADYSLAW SZPILMAN 

Come ultimo libro, mi sembrava doveroso inserire il famosissimo romanzo "Il pianista", del musicista superstite polacco Szpilman. Penso che tutti siano a conoscenza di quest'opera, dato il famosissimo successo del film diretto da Polanski, ma penso sia comunque una bella e devastante testimonianza da citare. Szpilman è stato appunto un musicista vissuto nel ghetto di Varsavia durante l'occupazione, salvatosi miracolosamente, un po' grazie alla fortuna e un po' grazie alla propria musica. Probabilmente il film è molto più suggestivo (le note di Chopin danno sempre quell'aria un po' malinconica, che alla situazione si adattano più che bene), ma in caso vogliate una versione cartacea e meno forte visivamente, è interessante sapere che esiste anche il libro! 




Li avevate già letti? Quali sono i vostri libri preferiti in merito all'argomento? 

Od vasa Samantocka 





Commenti