Cinerussia: La ragazza d'autunno, un film un po' saffico post bellico

Buongiorno a tutti lettori!

Oggi voglio parlarvi ancora di cinema, essendo capitata su questo film completamente a caso ed essendomi piaciuto moltissimo.
Stiamo parlando ovviamente di La ragazza d'autunno (titolo originale: Dylda, in italiano "spilungona") del 2019, diretto dal giovanissimo regista russo Kantemir Balagov (che ha solo 29 anni, ma già si sta cimentando in pellicole veramente importanti e di un certo spessore) con protagoniste Viktoria Mirosnicenko e Vasilisa Perelygina.




Come si potrebbe intuire dal titolo, il film parla del periodo socialista russo direttamente post-guerra mondiale: la stagione autunno presente nella nomenclatura italiana, infatti, potrebbe già riportarci col pensiero al famoso Ottobre Rosso della Rivoluzione Leninista. Ci troviamo a Leningrado (la moderna San Pietroburgo), che lentamente inizia a riprendere i ritmi normali, sotto la dittatura di Stalin. Protagonista è un'infermiera di nome Iya, un nome particolare per una donna particolare: essa, infatti, è altissima (per questo nel film viene soprannominata "giraffa") e molto timida, a causa dei suoi frequenti attacchi di panico e tic facciali che la portano a chiudersi in se stessa. Ma oltre al suo lavoro di semplice infermiera in un ospedale, in cui vengono curati soldati molto giovani, irrimediabilmente feriti dalla guerra, a casa ha il compito di occuparsi del giovane Pashka, l'unico figlio dell'unica amica che ha, Masha.




Masha e Iya, infatti, si sono conosciute al fronte, durante la guerra, ma Iya, a causa dei suoi problemi, viene esonerata e promette all'amica, rimasta a combattere, che si sarebbe presa lei cura del piccolo figlio, nato durante il conflitto.
Le sorti di Pashka, tuttavia, non sono delle migliori, e quando Masha torna a Leningrado col desiderio di vederlo, scopre che non potrà più farlo. Inizierà allora una relazione morbosa tra queste due donne, una completamente succube dell'altra, e l'altra che, irrimediabilmente, si porta dietro i traumi, sia fisici che mentali causati dalla guerra, riflettendo i suoi squilibri sull'amica che le sta accanto.





Come sempre, ci sono più motivi per cui voglia consigliarvi questo film, al di là del fatto che a me, personalmente, sia piaciuto.

Il primo motivo riguarda, ovviamente, la ricostruzione dell'ambientazione, che secondo me, da quel che ho letto, sentito e potuto vedere, è molto fedele a quel che poteva essere la Leningrado del dopo guerra. Una città ancora grigia, un po' cupa, che lentamente si riprende, in cui anche le persone stesse han voglia di ripartire, di riprendere rapporti interpersonali, relazioni e quant'altro. Riflette molto anche le condizioni operaie di quel che doveva essere l'Unione Sovietica: la mattina presto, ancor prima che il sole sorga, tutti a prendere il tram vestiti pesantissimi per sconfiggere il freddo, e la sera tutti nelle famose kommunalke, gli appartamenti sovietici, ricavati dai grandi palazzi dell'epoca imperiale, che avevano tutti gli spazi (cucine, lavanderie, bagni ecc) in comune e solo la stanza da letto privata e condivisa con alcune persone, arrivando anche a ospitare intere famiglie in spazi molto ristretti.




Il secondo riguarda, invece, il confronto tra la nuova classe sociale, dell'operaio/soldato e quella vecchia, dell'aristocratico nostalgico dell'epoca imperiale. Per una serie di motivi, una delle protagoniste si ritroverà ad avere a che fare con una ricca famiglia di Leningrado, momento in cui avverrà un confronto diretto tra la donna soldato, che ha dovuto combattere per ottenere la propria libertà e quella del popolo, e quella ricca, che non ha mai dovuto lavorare per ottenere i propri agi e che, durante la guerra, si è limitata a rifugiarsi nella casa di campagna. Questo confronto è molto interessante, perchè ci fa capire che, durante l'epoca sovietica, non tutti erano disposti a seguire i valori propinati dal comunismo, ma mostra anche una sorta di rispetto nei confronti dei non aristocratici, che sono stati in grado di difendere la Russia dalla Germania nazista, vedendo questi soldati donne come gente forte, indipendente, che non sarebbe nemmeno adatta a vivere in un maniero senza far nulla.




Terzo aspetto interessante, riguarda la relazione tra le due donne protagoniste. Non so se il regista abbia voluto trasmettere davvero ciò o sia una cosa che abbia solo percepito io, ma il rapporto tra Masha e Iya è un rapporto molto profondo e particolare, come scrivo sopra quasi morboso, non è una semplice amicizia tra donne. Le due protagoniste, infatti, hanno bisogno l'una dell'altra per trovare la pace personale. Inoltre vivono propriamente come una coppia: stessa stanza della kommunalka (probabilmente, se il bambino avesse vissuto, l'avrebbero cresciuto insieme), lavoro uguale, escono insieme la sera, condividono l'intimità, e quando qualcuno prova a mettersi in mezzo, allacciando rapporti con una delle due, l'altra si mette in mezzo. La morbosità e il sentimento di amore arriverà a un livello tale, che una delle due accetterà di fare un enorme sacrificio per l'altra, senza nemmeno pensarci troppo.




Tutto ciò mi fa pensare che il film si leghi un po' alla questione LGBT+, che in Russia non è proprio ben vista. Sicuramente, nel post-guerra, ci sono stati molti casi di convivenza tra donne, che han cresciuto i figli insieme, avendo perso il marito al fronte e avendo a disposizione delle misere stanze come luogo per vivere, ma qui si va davvero oltre; non volendovi spoilerare nulla, non vado avanti col discorso, perchè, se deciderete di guardare questo film, capirete benissimo cosa intenda.
In ogni caso, sono propensa a pensare che il giovane Balagov abbia voluto inserire di proposito questo tema, usando la scusa del mostrare situazioni sicuramente accadute e molto comuni, ma portando tutto all'eccesso.




Il film dura 120 minuti ed è disponibile in lingua italiana, inglese e, ovviamente, russa. Non è un film per bambini, perchè vi sono scene un po' forti, quindi ne sconsiglierei la visione.


Od vasa Samantocka








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