Sul pullman delle "badanti"! Come sono questi viaggi verso l'est Europa

Buongiorno a tutti lettori!

Mi spiace essere stata assente a lungo ma mi sono un po' ammalata e sono tornata in Italia, dopo la mia breve vacanza in Serbia.
Proprio mentre tornavo a casa, mi è venuta l'idea di scrivere un breve post su questo argomento...dopo tutto, i viaggi in pullman dall'Europa dell'est all'Italia sono lunghi, e di tempo ne ho avuto molto ;)

I pullman delle badanti sono una realtà piuttosto conosciuta in Italia: chiunque abbia avuto a che fare con una badante dell'est, avrà sicuramente sentito parlare di questi viaggi lunghissimi che intraprendono queste donne per tornare a casa, a trovare i figli, la famiglia o per le vacanze, ma non tutti sanno che questi autobus vengono presi anche da gente comune, che non ama prendere gli aerei, che ha relazioni con persone del luogo destinatario, che torna a casa e non vuole spendere troppo o che, semplicemente, fa altri lavori, come operai, camerieri, e così via. Ovviamente io sono qui per parlarvi brevemente delle mie esperienze!




Complessivamente, ho preso questo autobus quattro volte, sempre con destinazione Serbia (quando andavo) e Italia (quando tornavo). Perchè, da europea benestante, non ho preso l'aereo? Semplicemente perchè, strano ma vero, gli aerei per la Serbia costicchiano, non partono sempre e arrivano in aeroporti troppo lontani dal posto in cui devo andare io, mentre l'autobus arriva proprio in Vojvodina, a un'ora dal "mio" paesello. Eh già, non esiste ancora Ryanair coi prezzi ribassati per Novi Sad, purtroppo!
Sono viaggi che durano molto, dalle 12 alle 14 ore (pensate a quelle persone che vanno in Polonia, Moldavia o Ucraina! Quelli durano molto di più che soli 1000 km), quindi ci si deve armare di pazienza, è un'odissea da affrontare vera e propria. Dopo aver messo la valigia in "stiva" (cosa vantaggiosa, le valige non devono avere un peso specifico e, pagando a valigia, se ne possono portare quante ne si vuole), si prende posto, ci si accomoda e si parte! E' magnifico quando si ha già un compagno di viaggio, in modo che ci si possa mettere di fianco a qualcuno che si conosce già, come quando, la prima volta, ho viaggiato col mio ragazzo, o quando si è da soli e non ci sono molte persone a bordo, ma non sempre si è fortunati! Soprattutto durante il periodo festivo, questi autobus si riempiono, cosa che rende difficile poter viaggiare da soli e comodi, e, quasi sempre, si verrà affiancati ad altri passeggeri, che possono non essere proprio piacevoli. Fortunatamente a me è sempre andata bene, anche se la mia ultima vicina, una ricca signora sessantenne di Belgrado, era un po' petulante e ci ha tenuto a raccontarmi tutta la sua vita passata nel suo blocco della città, mentre io volevo solo dormire!



Come dicevo, i prezzi sono davvero contenuti rispetto a quelli che si pagano in aereo, quindi, chi usufruisce di questo servizio, paga meno rinunciando alla comodità e alla rapidità. Per andare in Serbia ho sempre pagato sui 60 euro a corsa, un prezzo, tutto sommato, ridicolo.

Come si svolge il viaggio in sè? In realtà è un semplice viaggio in pullman ma molto lungo, un po' come quelli che si affrontano su un normale Flixbus, nulla di che. Le persone sembrano sempre conoscersi quasi tutte, salgono sul pullman e molti si salutano, si scambiano contenti due parole, e si piazzano nei posti vicini, in modo da stare in compagnia, ma durante il tragitto non si parlano molto tra loro, forse perchè si cerca sempre di tenere qualche ora di sonno arretrato per poter dormire, viaggiando.
Le pause non sono frequenti, questa è una cosa davvero scocciante. Il pullman infatti fa diverse fermate per caricare i passeggeri, ma non sempre chi è già su può scendere per una boccata d'aria. Sul tragitto che faccio io, la prima vera e propria pausa è direttamente in Serbia, alla prima pompa di benzina, mentre si scende solo alle dogane, per il controllo dei documenti ed alcuni ne approfittano per fumare velocemente una sigaretta. Sopra gli autobus di solito c'è un gabinetto, ma non è per tutti i bisogni fisiologici, quindi, se avete problemi intestinali, rimandate la partenza. Questa cosa è utile da sapere anche per i viveri da portare: prima di partire, siate sicuri di avere acqua (io ne porto sempre massimo 1 litro, per evitare di andare in bagno spesso) e del cibo da mangiare, come snack, panini, frutta, qualsiasi cosa (anche qui, vale lo stesso discorso gabinetto: sconsiglio alimenti troppo pesanti o ad effetto lassativo).



Ma se l'assenza delle pausa è una seccatura, quella davvero grossa per me sono le dogane, nominate qui sopra. Per andare in Serbia si passano la dogana sloveno-croata, quella croato-serba e quella serba, perchè la Croazia non fa parte del territorio Schengen, quindi chiunque varchi i suoi confini, viene sottoposto al controllo documenti, e la Serbia non è nell'Unione Europea, perciò vale lo stesso. La seccatura sta tutta nel fatto che si debba scendere dall'autobus per un controllo che dura due secondi, quando magari è notte, fa freddo e si sta tranquillamente dormendo, per ammazzare il tempo. Una cosa che, sinceramente, trovo pure sciocca, dato che si sa che questi autobus facciano scendere e salire passeggeri solo in Italia e in Serbia e che in Croazia non si fermano proprio, ma, evidentemente, loro lo trovano necessario. A volte capita che sia il poliziotto di dogana a salire e prendere i documenti, cosa molto comoda, soprattutto nelle condizioni descritte sopra. Il controllo, inoltre, può non limitarsi solo al documento, bensì anche ai bagagli: mi è capitato solo l'anno scorso, al rientro in Italia, che sull'ultima frontiera ci facessero il controllo, proprio come negli aeroporti. Questa è già una cosa più sensata, dato che esistono regole molto chiare anche sulle merci che possono e non possono entrare e uscire dall' Unione Europea, i beni più colpiti viveri caserecci (salumi, formaggi...), alcol e tabacco, che dalla Serbia si trasportano spesso e volentieri, ma non è detto che capiti sempre.




Infine non c'è molto da dire, una delle cose più belle ed eccitanti è sempre la partenza, quando le persone, soprattutto nel periodo natalizio, sono tutte sulla piattaforma, ad aspettare il pullman giusto, che possa finalmente portarle a casa, dopo un periodo lungo di lontananza, sacrificio e lavoro: persone di vari Stati che si chiedono informazioni su quale autobus vada dove, che strepitano per quei cinque minuti di ritardo, che non è sicura di essere sulla piattaforma giusta e cerca qualcuno che parli la sua lingua per essere sicuri della cosa e che, appena arriva il mezzo, si arma dei propri bagagli e cammina veloce verso la porta, per poter mettere la valigia e iniziare il viaggio. E' un'eccitazione che ho provato anche io e che mi piace sempre, mi fa affrontare quelle 13 ore con più positività.
Purtroppo, però, arriva sempre anche il momento del ritorno, quello che invece è sempre grigio, cupo e un po' triste, in cui le persone aspettano ma non sorridono nè chiacchierano più, in cui più tardi passa e meglio è, perchè salire porta solo a all'ennesimo anno pesante di lavoro, lontano dalla famiglia e dalla propria terra.
Ma nonostante le seccature delle dogane, le ore lunghissime seduti su un sedile, gli odori strani che possono sentirsi ogni tanto mischiati al deodorante per ambienti, la spossatezza che segue il tutto appena arrivati a destinazione e la tristezza del ritorno, è sempre un viaggio che sono (anzi, SIAMO) pronti a rifare, perchè è il viaggio che, finalmente, ci porta un po' a casa!

Od vasa Samantocka




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