Cinepolonia: Ida, la suora ebrea

Buongiorno cari lettori!

Parliamo un po' di arte cinematografica, dato che, proprio ieri, mi sono imbattuta in un film polacco di qualche anno fa che vorrei consigliare.
Oggi infatti parliamo di un film del 2013 che ha vinto davvero molti premi (tra cui un Oscar come miglior film straniero e un Golden Globe), ma di cui io non avevo mai sentito parlare fino a ieri sera, quando l'ho trovato per caso navigando su internet.
Il titolo è Ida, esce appunto ben sei anni fa (in Italia solo nel 2014), ed è un film principalmente drammatico diretto dal regista polacco Pawel Pawilkowski, con protagoniste le due attrici Agata Trzebuchowska e Agata Kulesza.





Ambientato nella Polonia socialista del 1962, parla di Ida, una bellissima ragazza orfana cresciuta in un convento cattolico che sta per prendere i voti, la quale viene improvvisamente contattata dalla Madre Superiora che le dice di andare a trovare la zia Wanda, unica sua parente che non ha mai visto. La zia, che è stata un soldato dell'arma polacca durante la guerra mondiale (ruolo che, da ebrea, l'ha risparmiata da una morte certa e triste), ha alle spalle una passata e brillante carriera da giudice, e fin da subito si mostra come una donna libertina, che ama bere, fumare e divertirsi, credendo poco alla religione.



Sebbene le due siano diametralmente agli opposti, la zia prende a cuore la nipote e rivela ad Ida che i suoi genitori erano ebrei, e che il suo vero nome non è nemmeno quello, lasciandola sorpresa. Da qui parte quindi una ricerca, volta al ritrovamento dei resti e della tomba dei genitori, morti durante la guerra a causa della caccia all'ebreo provocata dall'olocausto. Se Ida inizialmente decide di andare da sola però, la zia si offre volontaria per accompagnarla, facendoci così scoprire che anche Wanda ''la sanguinaria'' (come viene chiamata grazie alla sua fama di giudice molto severa) nasconde un segreto, sotto la sua lieve depressione e la sua vena alcolista.



Le conseguenze di questo viaggio saranno tali da stravolgere la vita delle due, tanto che Ida inizierà ad avere dei dubbi perfino sulla sua fede.



Ovviamente questo film, oltre che per la trama, mi ha colpito anche per un'altra serie di motivi. Il primo per il fatto che sia in bianco e nero totalmente, cosa che, probabilmente, è stata scelta per richiamare l'epoca in cui la vicenda si svolge, dando un tono più realistico alla cosa.

La seconda, che ci balza subito all'attenzione, è la totale assenza di una colonna sonora. Questo è un aspetto che nei colossal o nei film occidentali in generale non troviamo praticamente mai, e lo trovo un peccato. Il silenzio rende infatti le cose ancor più reali, facendoci percepire la pesantezza della situazione che è in corso. Ovviamente ci sono anche dei momenti ''musicali'', ma anche essi sono totalmente realistici: sentiamo la musica quando appunto viene suonata dal vivo, quando viene ascoltata la radio o quando viene messa sul grammofono, sentiamo i rumori esterni delle macchine, delle voci della gente, ma non esistono altri rumori al di fuori. Solo nella scena finale troviamo un pezzo di Bach in sottofondo.




Terzo aspetto, forse meno particolare ma che a me, personalmente, è piaciuto tantissimo, è stata la scelta dell'ambientazione. Il film si ambienta in varie locations, ma tutte richiamano l'epoca della Polonia socialista e la realtà di quei luoghi: la città è una normalissima cittadina polacca lasciata un po' a se stessa, la campagna e le case di campagna anche, perfino gli interni delle case sono ispirate al tempo, ti catapultano proprio all'interno della pellicola, soprattutto se (come me) si è stati in quei posti; i boschi di betulle richiamano tantissimo il paesaggio naturale tipico dell'est Europa e tutto fa venire una lieve nostalgia. La scelta è stata fatta dal regista, polacco ed emigrato in Inghilterra, proprio per ricordare i luoghi della sua infanzia, ecco perchè, per una persona che ha vissuto queste realtà e poi le ha lasciate, può suscitare questo sentimento. Io non sono polacca, ma la Polonia mi ha colpito veramente tantissimo, oltre al fatto che alcuni aspetti siano simili anche a quelli serbi e russi, dove invece ho vissuto più a lungo.




Ultimo aspetto che mi ha colpito di tutta la vicenda è proprio il topic del film: la religione. La pellicola vuole infatti essere un normalissimo film sull'olocausto, sebbene ambientato dopo la guerra, quindi adatto anche a chi magari non ama vedere campi di concentramento e soldati, ovvero un po' più light, ma quel che più mi ha sorpreso è stata la scelta di scegliere come protagonista una suora cattolica durante un periodo della storia polacca in cui la religione non aveva importanza, dato che lo pseudo regime socialista che vi era allora promuoveva l'ateismo. Onestamente non ho trovato nulla a riguardo di questa scelta, se non la ragione che viene spiegata nel film stesso, ovvero che la religione cattolica ha aiutato la protagonista a sopravvivere. Forse è proprio questo il messaggio che si può dare, ovvero un messaggio legato all'importanza della religione, che veniva così screditata dai socialisti, ma questo è un pensiero mio.



In fine che dire? La pellicola dura circa un'ora e venti ed è stata girata quasi interamente in polacco, ma si trova con i sottotitoli in inglese e anche doppiato in italiano. Se volete fare un giro nella cultura cinematografica polacca, evitando i soliti film di Polanski (che io, personalmente, amo), questo potrebbe essere una buona scelta.

Buona visione
od vasa Samantocka









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