C'è bisogno di lotta femminista in Europa dell'est?

Buongiorno a tutti lettori!
Oggi altro argomento di importanza sociale non indifferente, ovvero quello riguardante la violenza di genere e domestica. Come ben saprete, ieri, 25 Novembre, è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e colgo quindi l'occasione di parlare dell'argomento ma, ovviamente, trasportato in Europa orientale.



Come sempre voglio fare una premessa piuttosto importante, prima di parlare di statistiche: la violenza sulle donne esiste OVUNQUE, e purtroppo i dati riguardanti questa parte del mondo sono sconcertanti quanto quelli riscontrati in Italia, in America Latina e alcune zone di Asia e Africa. Dico questo perchè nel nostro Paese, parlando di uomini est europei, è di uso comune considerarli violenti e sempre pronti a tornare a casa dopo una giornata di bevute per menare moglie e figli. A questo proposito, tanto per far capire ai lettori che tutto il mondo è paese quando si parla di cose negative e che non sono solo gli slavi e i musulmani e chiunque non sia ''romano e cristiano'' ad attuare violenza, lascerò qui l'immagine riportante, in primo luogo, le percentuali di ciò che gli uomini italiani pensano a riguardo.




Ora che spero di aver sensibilizzato abbastanza, possiamo pure proseguire. I dati generici ci dicono che il 35% delle donne al mondo (una su tre) ha subito violenza e abusi e che, purtroppo, in Europa, la maggioranza delle violenze avvenga nei Paesi orientali e sud orientali: i Paesi più colpiti quelli balcanici, Moldavia e Ucraina, mentre altri Paesi, tra cui Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria, non sono interessati a prendere misure e prevenzioni a riguardo. Vi lascio il link (in inglese) per poter approfondire anche situazioni degli altri Paesi, di cui alcuni che nessuno si aspetta perchè ''civili e occidentali'', che non sono messi molto meglio.


Concentriamoci ora sulle singole Nazioni! Partirei a parlare dell'Europa dell'estremo est, ovvero con l'enorme Russia, già stata soggetto di discussioni simili nel 2017, quando si era sparsa la notizia che Putin avesse acconsentito a creare una legge che lasciasse impuniti coloro che avessero attuato violenza ''minore'', come quella domestica. In poche parole, schiaffeggiare la moglie in casa non è più un reato, almeno secondo quello che dicono i nostri media, ma ho avuto occasioni di parlare con persone russe che, in realtà, han smentito la cosa, dicendo che il discorso fosse un po' diverso, che da noi, come spesso accade, la notizia fosse stata stravolta. Verità o no, ad oggi che noi sappiamo, le donne russe non se la cavano comunque così bene: la violenza di genere avviene infatti principalmente in casa, possiamo pure dire il 40% dei casi, secondo il Ministero degli Interni russo. Ma le donne russe si stanno sempre più ribellando, tra vendette personali (in cui l'uomo violento viene ucciso brutalmente per mano delle vittime, cosa che potrebbe comunque causare altri problemi), movimenti di piazza e hashtag su Internet, il più famoso #Mne_nuzhna_glasnost su Twitter (ho bisogno di attenzione), che viene usato sempre più da donne che hanno subito violenza e che vogliono dire la propria. Inoltre, sebbene l'argomento non sia qualcosa che desti interesse più di tanto tra i politici russi (quasi tutti uomini), proprio dalla parte di Putin si trova (meglio dire trovava, date le posizioni prese dal Presidente due anni fa) Oksana Pushkina, una donna dalla parte delle donne, che si batte ancora per far sì che la violenza domestica venga penalizzata, ma purtroppo, ostacolata sia dalla mentalità patriarcale del governo che (e soprattutto) da quella della Chiesa Ortodossa, che la vede come una specie di pazza eretica.





Ucraina e Bielorussia non sono messe tanto meglio, ma, per quanto riguarda la prima, almeno, qualcosa si sta muovendo. In Ucraina, secondo le statistiche, circa un milione di donne all'anno sono a forte rischio di violenza, sia domestica che di altra natura, e solo una su dieci ha il coraggio di chiedere aiuto; il 22% della sua popolazione femminile ammette di aver subito violenza di genere, e alcune di esse ammettono anche che per loro sia qualcosa di normale che il marito possa avere dei momenti ''no'' in cui insultare e alzare le mani, per poi tornare romantico e dolce. Aggiungiamo poi che il 39% degli ucraini pensi che la violenza domestica sia ''un fatto privato'' e che il 60% pensi che sia la vittima ad ''andarsela a cercare'', finendo così nella fiera dell'orrore. Ma come dicevo prima, le cose stanno cambiando, e sempre più in positivo: nel 2017, quando in Russia veniva depenalizzata la violenza in casa, in Ucraina venivano prese misure a livello legislativo di prevenzione sullo stesso argomento, finendo così a dichiarare, proprio quest'anno, che la violenza domestica sia un crimine perseguibile per legge. La strada è lunga, ma qualcosa di positivo si sta muovendo.




In Bielorussia, invece, la situazione è ancora più diversa: le statistiche infatti, ci dicono che il gap di gender (ovvero la differenza tra uomo e donna basata sul sesso biologico) in questo Stato sia minore addirittura che in Paesi come l'Australia, ma vediamo meglio cosa significhi ciò. Potrebbe, innanzitutto, voler dire che quasi tutte le donne bielorusse siano laureate, così come gli uomini, ma sappiamo tutti che esistono facoltà ''femminili'', come quelle umanistiche, e ''maschili'', come architettura ed ingegneria, e le bielorusse, ovviamente, non hanno grande scelta, non perchè non possano effettivamente decidere, ma perchè la mentalità impone loro di fare una scelta ''giusta'', basandosi su questo stereotipo. Potrebbe voler dire che le donne svolgono più che altro lavori di ufficio e che quasi tutte possano vantarsi di avere un'occupazione, ma sappiamo anche che le posizioni manageriali sono solo ''cose da uomini'', e che lo stipendio delle donne è più basso del 25% di quello di un uomo. Se a tutto ciò, aggiungiamo che non esiste alcun programma di prevenzione riguardante la violenza sulla donna (soprattutto quella domestica) e che una donna su tre sia stata, almeno una volta, picchiata dal marito o dal padre, la statistica crolla, e certamente risulta un po' come la caramella di vomito avvolta dalla carta colorata e luccicante.





Spostiamoci verso il cuore del nostro continente, e analizziamo la situazione ceca e slovacca. Il 28% circa delle donne ceche ha ammesso di aver sperimentato violenza domestica, il 35% di aver subito abusi psicologici o sessuali. Nel 2016 il governo ceco ha firmato la Convenzione di Istanbul, tuttavia non ha ancora ratificato, cosa che, senz'altro, le fa perdere punti, aggiunta a una mentalità ancora patriarcale che fa da padrona tra le persone più ignoranti, e una mancanza di educazione in questo senso. La Slovacchia invece ha firmato subito la Convenzione e ha anche ratificato, ma (come è anche per l'Italia), la ratifica a poco è servita, dato che le donne scendono ancora oggi, dopo la bellezza di otto anni, in piazza al grido ''Nebudeme ticho!'' (non staremo zitte!): una donna su tre in Slovacchia subisce infatti violenza, e l'anno scorso c'è stata la proposta di una legge contro l'aborto, cosa che ha fatto infuriare molte slovacche, tanto da costituire una manifestazione durata molti giorni. Ad oggi non esiste una legge anti aborto in Slovacchia, e si spera che la situazione verrà risolta con maggiore educazione sessuale e al rispetto dell'altro.




Ma se nel mio secondo Paese abortire è ancora normale, la situazione differisce in Polonia, uno dei pochissimi Stati europei che ha leggi severissime sull'aborto (si può abortire solo in casi in cui feto o madre presentino seri e reali problemi). Nel 2016 il 75% dei polacchi (donne e uomini) ha manifestato sonoramente, opponendosi a questa legge, chiedendo più libertà, per un Paese in cui è addirittura quasi impossibile prevenire, dove comprare una pillola contraccettiva è qualcosa che puoi fare solo nelle grandi città turistiche e solo se il medico di fronte a te è uno delle poche eccezioni non facente parte degli obiettori di coscienza. Ad aggiungersi, abbiamo la già super citata violenza domestica: nel 2015 circa 70.000 donne hanno confermato di aver subito violenza, di cui almeno 500 sono morte per questa causa. L'educazione sessuale e l'investimento di fondi in associazioni per prevenire ed aiutare le vittime sono ancora viste come cose troppo innovative per un Paese in mano alla Chiesa Cattolica e a partiti prevalentemente estremisti, che vedono la violenza domestica come ''la tradizione''. Questo è uno degli Stati dell'UE, uno di quegli Stati in crescita, dove le cose decisamente han bisogno di una risistemata.



Per terminare voliamo nei Balcani, che, come detto all'inizio del post, sembrerebbe essere la zona più colpita dal fenomeno. In Bulgaria, uno Stato che sembrerebbe prevalentemente tranquillo, i femminicidi sono aumentati del 50%: solo l'anno scorso sono morte, per mano di uomini gelosi delle loro partner, 33 donne e ne sono state picchiate altrettante, tanto che 28 di esse sono rimaste irrimediabilmente danneggiate dalle percosse, e qui stiamo tralasciando le donne che sono state stuprate, abusate psicologicamente e che han subito altro genere di violenza, quindi fate pure voi i conti. Qui possiamo dire che, per quanto si cerchino soluzioni (la donna che fin'ora ha avuto le ''palle'' di dire la propria è stata Tsveta Karayancheva, membro del partito GERB), gli uomini detengono purtroppo il potere, continuando a ripetere che a volte sono le vittime a cercare il conflitto, che il padre (o marito) è la figura centrale della famiglia e il capo del nucleo, abilitato a far ciò che più vuole e che ritiene giusto, raccogliendo continuamente consensi in un Paese sempre più in crisi, da tutte le prospettive. In Macedonia del Nord la situazione è simile, ovviamente con percentuali e numeri minori, ma, ovviamente non meno grave, così come in Montenegro, altro piccolo Stato dove un terzo delle donne sperimenta violenza, sia domestica che sessuale, dove esistono leggi in proposito che non sono mai state messe in atto, dove esistono associazioni di supporto che però non fanno bene il loro lavoro.



Entrando nel cuore dell'Ex Jugoslavia, parliamo di Serbia e Bosnia, i due Stati non EU, in cui le cose non vanno proprio bene: in Bosnia ed Hercegovina più del 50% delle donne ha ammesso di aver subito un qualche tipo di violenza, in una società dove la violenza domestica, come in Ucraina, è considerato un ''affare privato'', mentre in Serbia, quasi due milioni di donne sono state vittima, di cui molte pensano pure che sia un fatto normale e culturale, laddove invece è un grave crimine. Negli ultimi 11 anni 320 donne serbe sono morte a causa di violenza domestica, e l'idea, più che stipulare leggi in uno Stato fortemente stereotipato e patriarcale, è quella di accrescere la consapevolezza, di apportare più educazione, che possa eliminare le differenze di genere. In Croazia le cose sono davvero simili a quelle che possiamo riscontrare in Bosnia, pur essendo un Paese più in crescita e quindi, almeno a parole, anche più aperto ai cambiamenti: nel 2017 quasi 14.000 sono stati i casi di violenza, e il 77% ha riguardato il genere femminile; il 25% della sua popolazione adulta vede la violenza domestica come un affare privato e il tutto viene aggravato dalla religione cattolica, che, come per la Polonia, vede l'uomo-padrone come figura tradizionale.
Vorrei aprire anche una piccola parentesi sulle donne di etnia rom, che sono soggette a doppia violenza, sia quella di genere, che a quella razziale. Lo cito qui perchè i rom sono più presenti nei Balcani che in altri Stati dell'est, ed è bene ricordarlo.




Terminiamo quindi con la piccola Slovenia, uno dei Paesi in toto più avanti (perfino dell'Italia), ma in cui comunque non tutto è perfetto: anche in questo bel paradiso terrestre la violenza domestica è diffusa, tuttavia le donne non si tirano indietro e denunciano, cercano aiuto. I problemi quindi sorgono quando c'è da riconoscere se una violenza domestica sia effettivamente degna di essere chiamata tale: solo il 20% dei casi infatti vengono riconosciuti come di effettiva violenza e quindi degni di essere risolti. Il problema principale dunque, assieme a quello dell'eliminazione dell'ignoranza che comporta l'uso della violenza per risolvere i problemi casalinghi, sta proprio nel creare la consapevolezza anche nelle istituzioni del fatto che la violenza sia sempre degna di essere perseguita penalmente, non importa quanto essa possa essere danneggiante.



Lo scenario, come ben vedete, fa pietà e orrore, anche nell'Europa dell'est, che io ho sempre dipinto come una delle zone più belle che esistano. C'è ragione di pensare che all'est siano tutti così? C'è ragione di temere tutti gli uomini est europei e slavi per questo? No, io non credo. Non è la prima volta che parlo di violenza di genere sul mio blog, e riporto il pensiero che anche allora ho scritto: l'est Europa è una zona prevalentemente patriarcale, in cui i ruoli sono ancora ben definiti, ma questo non sempre significa che l'uomo abbia il diritto nè il pensiero di dover sopraffare la moglie fisicamente o psicologicamente, perchè chi lo fa è una percentuale, ed è quella percentuale marcia della società e che tutte le società hanno, sia in oriente che in occidente. Anche i dati sull'Italia sono spaventosi (in Italia quest'anno sono stati registrati 95 casi di femminicidio...se guardate ai dati sulla Serbia, ad esempio, vedrete che nel Bel Paese 300 sono i femminicidi commessi in tre anni, non in undici), ma non si può pensare che tutti gli uomini italiani siano così, stessa cosa è da pensare per tutti gli altri Paesi. Aggiungiamo pure che nei Paesi considerati anche la mentalità della donna è differente, perchè una donna est europea tende a mollare prima un marito violento e tende ad usare di più la violenza a sua volta, uccidendo il carnefice come legittima difesa, cosa che in Italia e in occidente, a causa della scarsa tutela fornita dallo Stato, di altre paure personali e di un'indole diversa, forse più verso il perdono, si tende a fare meno.



C'è bisogno di una lotta femminista in Europa dell'est? Forse, ma, prima di tutto, c'è bisogno di educazione, c'è bisogno di estirpare l'ignoranza che porta a pensare a quel ''se l'è cercata'', ''sono affari loro, io non mi impiccio'', ''la nostra è una cultura basata sulla tradizione religiosa''. Purtroppo, in Italia, di religione, omertà e di dare colpe agli altri ne sappiamo fin troppo bene, e, come vedete, come ho scritto all'inizio del post, tutto il mondo è Paese quando si tratta di dare il peggio.

(Ovviamente, come non potevo citare il movimento Femen? Questa wave, nata in Ucraina, ha fatto scalpore per un bel po' di tempo a causa delle sue manifestanti - represse anche duramente - che, a seno scoperto, rivendicavano la propria libertà in quanto donne, schierandosi contro estremismi religiosi e politici che vedono la donna come ''oggetto'' e contro il turismo sessuale, che nel loro Paese è effettivamente una piaga. In Italia ricordiamo la recente femen, che, il giorno delle elezioni dello scorso anno, si è gettata sul tavolo urlando ''Berlusconi, sei scaduto!'', quando questo è andato a votare)


Od vasa Samantocka






Link fonti:

https://www.euronews.com/2019/11/19/there-is-huge-resistance-europe-s-problem-with-violence-against-women?fbclid=IwAR2R_Pm2otuR4pQpKMU2RW8fqfMPtIwE9t3FMIQGbGRYvkykP87uZtWptYE;
https://www.bbc.com/news/blogs-trending-49031205;
https://www.bbc.com/news/election-2019-50493758;
https://www.kyivpost.com/ukraine-politics/violence-against-women-remains-silent-epidemic-in-ukraine.html?cn-reloaded=1&fbclid=IwAR2YP6NPLmPsB3rdh1VsJyVaMVoVTVSq5rIARqzhnmqk0Uw-ielcgKV80Z0;
https://blogs.worldbank.org/europeandcentralasia/has-belarus-really-succeeded-pursuing-gender-equality?fbclid=IwAR1TnNKuGkxeYjrXzgQx_JqEB53z2SzEFmqqZZhJ6vfBA9KqW4wt-wx3cTU;
http://www.socialwatch.org/node/17589;
https://spectator.sme.sk/c/22005450/activists-protest-over-violence-against-women.html;
https://www.euractiv.com/section/freedom-of-thought/news/polish-activist-nothing-is-right-about-womens-rights-in-poland/?fbclid=IwAR02k_kVLQwAysyqzd3cyO_ABfiV9wxs5ysNLRTadZXLpg214vgXh8Lu1zc;
https://m.novinite.com/articles/194972/Dramatic+Increase+in+Murders+of+Women+in+Domestic+Violence+in+Bulgaria?fbclid=IwAR1DRMfqOHjg7Tc0QcfPLk2SH8ujuLZh1DgwOipA3hoeOpa3MxxtjlvLEew;
https://blogs.fco.gov.uk/ukinnorthmacedonia/2018/12/04/how-much-is-enough-can-we-end-violence-against-women-in-macedonia/?fbclid=IwAR0OsBw10TARbEEz86JPTGushe6gDHpLBjtRzVRMhskBWazT5va2lNqlVtY;
https://www.balcanicaucaso.org/eng/Areas/Montenegro/Montenegro-the-fight-against-domestic-violence-is-a-priority-108344?fbclid=IwAR1ohkTGZGtiQYFf9wGSD-VqudArK90D6VpAi_WYXwTdKVifdUC5v-pVw10;
https://www.wfd.org/2019/07/26/vawp-bosnia-and-herzegovina/;
http://europa.rs/orange-the-world-elimination-of-violence-against-women/?lang=en&fbclid=IwAR3USHkPgYXJgjL3ZNlzeJXKb36gupv_RDafG6Xi_SZAs5h6N0Sq58OujOw;
https://www.expatincroatia.com/realities-domestic-abuse-croatia/?fbclid=IwAR2jIxrgX4dzI9Rf781nk0demxJ5isEvcNq35lbA1Q1iJBs8xaIxGqoUivA;
https://eeagrants.org/news/recognising-and-treating-victims-of-domestic-violence-in-slovenia?fbclid=IwAR0OsBw10TARbEEz86JPTGushe6gDHpLBjtRzVRMhskBWazT5va2lNqlVtY





Commenti

  1. Il femminismo è' solo una decadenza, non serve per niente. Le violenze aumentano in genere attaverso la populazione. Le carceri sono piene delle donne, loro sono stesse spesso violente.

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    1. Non saprei...da donna, ovviamente, mi stanno un po' strette le etichette di donna=mamma, moglie, sottomessa, che sono tipiche della religione cattolica e che, sicuramente, non mi descrivono; mi da fastidio essere pagata meno perchè sono una donna anche se svolgo lo stesso lavoro di un uomo e, a volte, anche meglio. D'altra parte, trovo che esistano modi un po' sbagliati di chiedere i diritti, ad esempio quello delle Femen: cosa dovrebbero dimostrare delle donne nude col corpo colorato che urlano in piazza? Per carità, sono libere di far quello che vogliono e di girare nude quanto vogliono, ma come fanno a cambiare la realtà se poi vengono messe in galera? Fanno casino per nulla e basta, non penso che il messaggio, anche giusto, del ''il mio corpo non è un oggetto'' passi davvero attraverso queste manifestazioni. Noi abbiamo bisogno di educazione civica e sessuale, solo così si eliminano le differenze di genere))

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    2. Ti capisco, ma stai vedendo questo dal punto di vista un'italiana. La societa in Italia e' tradizionale e fino a qua per fortuna anche cattolica.
      Se vuoi vedere le donne libere, vieni a Cechia. Ma non stai aspettando che vedrai un paradiso. La societa' atea, bene..le donne lavorano su tutti gli posti tranne la politica alta..bene, guadagnano circa 15 per cento meno rispetto agli uomini-ingiustizia grande:-). Sono uguali davanti alla legge. Lo stato sostiene molto di piu' le ragazze madri..bene, molto bene. MA.. una famiglia normale in Cechia e' gia' rara, i divorzi circa 50 per cento. Nelle famiglie distrutte crescono i figli danneggiati. Quanto ha una donna più diritti, quando c'e' la parita' economica assoluta, tanto più è quella società instabile. Purtroppo la donna libera e' solo un sogno... La posizione della donna e dell'uomo non è la stessa e non lo sarà. Le donne non dovrebbero posare agli uomini e viceversa.

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    3. Non sapevo che in Czechia fosse così)) io non sono cattolica, e purtroppo ho visto coi miei occhi la violenza domestica da parte di uomini ''cattolici'' sulle donne. Io penso che la donna non voglia diventare uomo, penso solo che non voglia essere considerata meno di un uomo, almeno questo è quello che voglio io. Poi, in realtà, sono una persona molto tradizionale, voglio sposarmi e avere dei figli, ma mi piace anche lavorare sodo, anche perchè nel mondo di oggi non vivi più con uno stipendio solo, una famiglia non puoi mantenerla, da nessuna parte...se vuoi degli alti standard di vita sei costretto a lavorare, madre o padre che tu sia. Aggiungo anche che purtroppo in Italia, le mamme lavoratrici non vengono aiutate: quando scoprono che sei incinta il 70% dei capi ti licenzia, c'è il bonus bambino, ma serve a poco e nulla, non è alla pari di uno stipendio, esci dalla maternità e sei troppo vecchia per trovarti un altro lavoro., inoltre coi figli è difficile, io penso che a nessuna madre faccia piacere vedere il figlio crescere da lontano, ma o gli porti a casa il pane o lo lasci morire di fame. Purtroppo non è solo un problema di femminismo da noi, è un problema a livello statale, laddove so che in alcune realtà (tipo quella serba), quando fai un figlio lo Stato dà per lo meno una casa in affitto, che è giù qualcosa in più che 7/800 euro al mese, che in Italia giusto compri pannolini, paghi il pediatra e li hai finiti. Se lo Stato incentivasse le famiglie, ci sarebbero più mamme, purtroppo qui abbiamo paura a fare i figli(((

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    4. Quanto sono gli stati piu' ricchi, tanto meno fanno i figli. La verita' e' dura e un po' paradossa. Il problema in Europa non consiste in fatto, che non ci sono i soldi e percio non fanno figli, ma amano i soldi, vogliono degli alti standard di vita e percio non fanno i figli. Penso che esista la via d'uscita-menare una vita modesta, semplice. Non dico, che i soldi non sono bisogni, ma loro non devono essere sul primo posto della mia vita. Ma puo' questo capire la societa' materialista ? Penso di no...
      Vuoi avere due o tre lavori, quindi avere i soldi?.. non avrai tempo per i figli.
      Naturalmente la donna ha la stessa dignita' come un maschio, sono pari.

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    5. Sai, noi, a differenza che in altri Stati come quelli orientali, cresciamo con la mentalità che prima si debba essere stabili economicamente, poi fare figli, perché mantenere un figlio nella nostra società costa moltissimo, una stima di 100.000 euro per 18 anni. Se si vuole garantire al figlio una vita occidentale (vestiti, scarpe, sport, giocattoli, svaghi quando è un po' più grande ecc), avere un lavoro saltuario e precario non basta. I nostri genitori ci insegnano questo perché quando loro avevano 25 anni lavoravano già, se erano stufi cambiavano lavoro, venivano pagati bene, i miei genitori a 27 anni avevano già una casa di proprietà, io che lavoro da 5 anni saltuariamente posso permettermi solo un affitto..oggi la situazione è diversa, ma la mentalità rimane uguale, ecco perché non facciamo i figli. Come dici tu dovremmo ridimensionare le nostre vedute, smettere di viziare i figli e farli, adattandoci alla nostra realtà, ma non è semplice se tu per primo non riesci a mettere a posto la tua vita. Questo è uno dei motivi per cui vorrei emigrare, per costruire una famiglia in pace))

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    6. Io conosco questa mentalità, perché' nella Cechia esiste lo stesso pensiero, anche se in Cechia, la situazione non sia cosi inasprita. I nostri economi dicono, che mantenere un figlio fino a 18 anni costa 60 000 euro. Ma molti ragazzi studiano poi un’università, quindi costa in realtà più. Lo stipendio da noi è più basso, 40 per cento rispetto a Italia. Tantissimi giovani hanno il mutuo, di solito per 15 anni. Quindi la situazione anche non è così positiva. Naturalmente tutti abbiamo bisogno di soldi. Ma in caso quando se dia i soldi sul primo posto della sua vita (nella sua mente), poi sei stata finita, sarai' certamente una schiava. Poi non è già importa se guadagna 500 euro o 2500 euro al mese, sei la schiava. In realtà noi non siamo limitati assolutamente dai soldi- quelli una volta ci sono poi non ci sono ecc., ma siamo limitati assolutamente dalla parte di tempo. Il pensiero in Italia sembra come logico, probabilmente cresce dalla storia, quando Italia era molto povera, ma non è ora logico. Quale senso tenere un figlio nell’ovatta?

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    7. Condivido il tuo pensiero, nella situazione in cui si trova tutto il mondo non ha senso dire prima guadagno e poi faccio figli: si deve un po' scendere a compromessi, i figli si possono mantenere anche facendo sacrifici, ma sai, nel mondo del consumismo ti mettono in testa un sacco di cose: se non compri la pappa di quella marca al figlio allora cresce male, se non vai dal dottore ogni mese (spendendo tantissimi soldi) il bambino si ammala, addirittura si inventano i pannolini da giorno e quelli da notte, pur di farti spendere; ti dicono che quel latte non va bene, questo neppure, compra quello! Se, quando il figlio cresce, non gli dai quel vestito, quel cibo o quel giocattolo sei una mamma cattiva ecc...tutte cose che per molti italiani hanno importanza, laddove nei Paesi dell'est, che sono un po' più poveri e ci si sa arrangiare con quello che abbiamo, no. A me blocca solo il fatto che non ho ancora completato gli studi, ma penso che appena avrò finito e avrò trovato un posto in cui stare, che guadagnerò 700 o 1000 euro, mi darò da fare :)

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  2. Sono d'accordo su tutta la linea con Acquafire, che per altro è un mio amico e lo saluto.

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