20 anni fa la NATO bombardava la Serbia; vediamo le cause e conseguenze della guerra nel Kosovo

Buonasera a tutti lettori miei, kako ste?

Se siete miei followers sulla pagina Facebook del blog (vi consiglio vivamente di farci un giro e magari aiutarmi a farla crescere, cosa che potete fare cliccando qui), saprete bene di cosa oggi andremo a parlare. Vi conviene mettervi comodi se siete intenzionati a leggere tutto il post, perchè qui sviscererò una questione molto famosa e conosciuta, ovvero la Questione Kosovara, la storia che precede tutto ciò, la guerra scatenatasi e l'intervento della NATO, arricchito di conseguenze e pareri personali. Cercherò di fare le cose più strette possibili, ma trattandosi di un argomento delicato e complesso sarebbe meglio se vi prendeste qualche minuto da dedicarvici completamente.

Il 24 Marzo 1999, solo vent'anni fa, la NATO (che per la precisazione è l'organizzazione internazionale per la difesa composta da 30 Stati, tra cui anche l'Italia) iniziò a sganciare le prime bombe sulle città di Belgrado a causa della Guerra nel Kosovo in cui militari serbi, guidati dall'allora Presidente, Slobodan Milosevic, si dice stessero conducendo una repressione assolutamente violenta nei confronti degli abitanti di etnia albanese della zona. Il Kosovo, per chi non lo sapesse, è una regione della Serbia dal XIX Secolo, precisamente dalla fine del giogo ottomano nello Stato; da circa il 1870, albanesi e serbi si sono contesi la zona, fino a sfociare in guerra aperta nel 1996, una guerra che vede attacchi terroristici da parte degli albanesi e dure repressioni da parte dei serbi, una guerra che, nel 1999, richiama l'attenzione mondiale e che viene rincarata da un intervento tanto brutale durato per quattro mesi.

(Ecco qui il Kosovo; in alcune cartine lo vedrete come parte della Serbia, in altre come uno Stato a sè)


Esistono principalmente due motivi per cui la guerra è scoppiata, uno è quello storico, l'altro quello politico. Direi quindi di partire dal primo per ricollegarci poi al secondo.

Il Kosovo, da molte persone, è stato definito 'La vecchia Serbia': questo dovrebbe già farci capire come questi territori siano legati tra di loro...se poi aggiungiamo il fatto che tra il XIII e il XIV Secolo la città di Prizren e quella di Pec, entrambe in questa regione, siano state le culle della civiltà serba, capiremo ancor meglio che per i serbi il Kosovo è parte della Serbia stessa per 'diritto storico', un diritto che non appartiene agli albanesi e che, di certo, non le consente di dichiararsi indipendente; tuttavia, la storiografia albanese, ci racconta una versione differente, ovvero di come i serbi, già in quel periodo, erano arrivati a conquistare le terre abitate dai dardani, ovvero dagli illiri che sono gli attuali albanesi.

(I distretti di Prizen  in verde e Pec in giallo, che sono a sud del Kosovo e quindi nell'estremo sud-ovest della Serbia)


Diritto storico o meno, è innegabile però dire che quando gli ottomani arrivarono, verso il 1380, (e questa è una versione riconosciuta da tutti) la popolazione dominante nell'area era quella slava, non quella illirica; questa arrivò solo in un secondo momento a causa di migrazioni ed epidemie, possiamo dire vero il XVII Secolo. Durante gli anni del giogo ottomano, il Kosovo vede una mescolanza e spostamenti di etnie...i serbi, chiaramente infastiditi dalla presenza ottomana e islamica, cercavano conforto spostandosi sempre più a nord, verso la Vojvodina e le regioni ortodosse, mentre gli albanesi, di religione inizialmente cattolica anzichè andarsene, accettarono lentamente di convertirsi all'Islam, in modo di andare d'accordo coi bizantini, i quali li elevarono a una posizione di prestigio e a beneficiare di diritti allo stesso modo dei turchi stessi. 
Questo ovviamente portò ai primi sentimenti veri e propri di conflitto tra le due etnie, sentimenti che sfociarono in attacchi violenti e rappresaglie contro gli albanesi da parte dei serbi verso il 1877, anno in cui i serbi, dopo lotte contro l'Impero Ottomano, riuscirono a riconquistare la zona, e a vendicarsi degli albanesi che erano arrivati e che, solo grazie alla conversione, avevano acquisito per molti secoli una posizione più elevata dei vicini slavi ortodossi, trattati poco meglio che schiavi. 



Queste azioni non rimasero comunque impunite; nel 1878, solo l'anno dopo, gli albanesi riuscirono a ribellarsi e ad attuare a loro volte rivolte e attacchi nei confronti dei serbi, cosa che si ripetè durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, quando gruppi di albanesi uccisero componenti dell'esercito serbo in fuga dalle coste e anche durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui gli albanesi si allearono con l'Asse (anzi, vennero conquistati dai fascisti italiani), che ovviamente appoggiava la causa pro-albanesi e che consentiva loro di uccidere senza pietà tutti i kosovari di etnia slava. 

(L'Italia è stata una grande alleata dell'Albania; il nostro Stato è stato pro-albanesi anche durante la guerra kosovara)


La situazione si ribalta di molto alla fine della Guerra, quando l'Asse ovviamente perde e si crea la Jugoslavia di Tito. Probabilmente, proprio a causa delle due Guerre, Tito e i serbi percepivano gli albanesi presenti in Kosovo come una minaccia, cosa che li spinse alla 'slavizzazione' della zona: la lingua albanese venne vietata, i simboli storici degli illiri aboliti, addirittura s'incentivò una sorta di colonizzazione, trasferendo serbi provenienti dal nord in questa zona ed espropriando le terre agli albanesi. Solo alla fine degli anni '60, per una strategia di Tito stesso, le condizioni dei kosovari albanesi migliorarono nuovamente, tanto che venne aperta una facoltà di Albanologia a Pristina. Per una decina di anni serbi e albanesi sembrarono in grado di convivere in modo per lo più pacifico, ma la situazione cadde rovinosamente con la morte di Josip, nel 1980, e si inasprì ancor di più nel 1986, quando salì al governo della Jugoslavia il già citato nazionalista serbo, Milosevic. 

(Slobodan Milosevic nel 1995)


Milosevic riuscì a salire al potere anche grazie a una consistente propaganda anti-albanesi, in cui veniva costantemente detto che gli albanesi kosovari erano oppressori, tanto più perchè essi chiedevano di poter rendere il Kosovo la Settima Repubblica Jugoslava indipendente dalla Serbia e, ovviamente, a maggioranza albanese. Questi fatti, uniti a una precaria condizione economica e ad un equilibrio instabile, provocarono i primi conflitti e le prime rivolte. Dal 1989 al 1995 gli albanesi indipendentisti  misero in atto una resistenza non violenta sotto il comando di Rugova, ma dopo la guerra della Bosnia, i musulmani nella zona kosovara si rafforzarono, e iniziarono a insorgere i primi conflitti violenti e armati da parte di entrambe le etnie: se la fazione albanese svolgeva attentati e attacchi terroristici, quella serba d'altro canto, rispondeva con un'offensiva altrettanto dura e violenta. 

(Un gruppo di sfollati in Kosovo durante la Guerra)

L'interesse da parte degli Stati Uniti e della NATO, che portò all'operazione Allied Force (così è chiamata la serie di bombardamenti del '99) nasce nel 1998, durante il culmine della Guerra. L'ONU, la NATO e il G8 iniziarono a condannare l'eccessiva violenza di entrambe le parti e a chiedere di cessare le ostilità per evitare di mettere ancor più a rischio gli equilibri della Penisola. La Serbia, rivendicando il diritto sul Kosovo, decise di non ascoltare queste richieste, continuando a fornire materiale bellico ai militari, cosa che, assieme alla strage di Racak (in cui 45 albanesi kosovari vennero giustiziati brutalmente) e al rifiuto della negoziazione proposta, per cui il Kosovo sarebbe dovuto diventare autonomo, firmato invece dalle autorità albanesi (Gennaio - Febbraio 1999), spinse la NATO ad intervenire militarmente. 

(Belgrado viene bombardata il 25 Marzo 1999)

I bombardamenti, come già detto, durarono esattamente quattro mesi, fin quando, nel Giugno 1999, viene firmato l'Accordo di Kumanovo, che prevedeva il ritiro delle truppe serbe dal Kosovo. 
Durante l'Operazione Allied Force vennero prese di mira le più importanti città serbe e kosovare, Belgrado, Nis, Novi Sad, Pristina ed alcuni villaggi, tra cui ricordiamo per il gran numero di morti e feriti, Korisa, Surdulica e Novi Pazar. I morti in totale, tra serbi e kosovari (di entrambe le etnie) ammontano a 1100 civili e a 1000 militari, mentre i profughi risultano tra i 700.000 al milione; numerosissime infrastrutture, aziende, strutture sanitarie, reti di trasporto e comunicazione nella sola Serbia irrimediabilmente danneggiate. In seguito a questa operazione (tra l'altro sostenuta anche dall'Italia) 230.000 serbi e rom si sono visti lasciare il Kosovo, sostituiti dall'arrivo di circa 800.000 rifugiati albanesi. 

(Eravamo solo bambini; 79 è il numero dei bambini morti durante i bombardamenti della NATO e questo è un monumento a loro dedicato. Il mio fidanzato nel 1999 viveva nel nord della Serbia e aveva 4 anni, se penso che avrebbe potuto essere uno di questi ragazzini morti ingiustamente mi si gela il sangue)

Annualmente i bombardamenti vengono ricordati dalla Serbia, memoria durante la quale i serbi e il loro presidente (in carica oggi Vucic) ripetono che questa operazione e le morti che ne sono conseguite saranno per sempre considerate dei crimini, persino il Presidente bosniaco, Dodik, ha ammesso quest'anno che questo fu un 'atroce atto di aggressione contro il popolo serbo'. Ora più che mai Serbia e Bosnia sono vicine e in accordo a non diventare in alcun modo parte della NATO (in Serbia il 79% è contrario all'adesione del Paese alla NATO) nè a dar loro la possibilità di creare uno stabilimento nel territorio balcanico. 


(Vucic ricorda i 20 anni del bombardamento)

Qual è dunque la situazione in Kosovo in seguito alla fine della guerra? 

Ad oggi la regione è popolata da una maggioranza albanese (secondo un censimento del 2011 il 92% sono di etnia albanese mentre il 5,3% di etnia serba; i rimanenti sono un mix di turchi, rom, macedoni e montenegrini) ma è comunque una regione autonoma della Serbia. 
Alcuni Stati considerano il Kosovo come uno Stato indipendente, ad esempio gli Stati Uniti, ma molti altri si rifiutano di farlo per una serie di ragioni, tra cui ad esempio il fatto che la NATO sia intervenuta nel 1999 senza alcuna delibera internazionale, in disaccordo con il parere di altri Paese tra cui Cina e Russia e andando quindi contro norme di diritto internazionale. 
Sarebbe inoltre insensato pensare che oggi le acque si siano definitivamente calmate...quando io ero in Serbia, parliamo dello scorso Dicembre, al telegiornale era frequente sentire di nuove tensioni al confine sul Kosovo, tradotte in nuovi dazi sui prodotti di origine serba ma anche in azioni ben più 'pericolose' come quella della riorganizzazione di un vero e proprio esercito kosovaro.  



Passiamo quindi a delle considerazioni personali...dopo aver avuto opportunità di informarmi e aver parlato con varie persone provenienti dai Balcani ovviamente un'opinione riguardante la Questione Kosovara me la sono fatta, tuttavia, come anche per la questione tra Russia e Ucraina, non andrò a sviscerarla, perchè ritengo (ripeto) che se le cose non le si vive non si possano nemmeno comprendere a fondo, tuttavia posso senza alcun dubbio esprimermi a riguardo della NATO e dei bombardamenti. Il fatto che questi bombardamenti abbiano violato delle leggi internazionali è un motivo marginale per farmi vedere negativamente questa azione militare...quel che senz'altro più mi influenza è l'avere delle conoscenze e dei rapporti con persone serbe, il pensare che tutte le persone che quando sono stata là mi han trattata come un'amica, una sorella, una parente, tutte quelle che ogni giorno mi trattano come parte della loro vita, il mio ragazzo per primo, avrebbero potuto morire senza motivo, a causa di una bomba lanciata male o di una mina antiuomo, solo perchè appartenenti a un'etnia piuttosto che a un'altra, solo perchè forze più grandi di loro han deciso di distruggere il Paese, andando contro contro la pace e l'umanità che cercavano di ristabilire attraverso la violenza, ossimoro che è costato migliaia di vite, sia albanesi, che serbe che kosovare e che di certo non ha portato a una soluzione tra queste zone dei Balcani.
Ci tengo a dare questo parere per farvi capire quanto in realtà tutte le guerre, anche quelle geograficamente distanti o addirittura appoggiate dal nostro Paese, ci riguardano nel personale e possono in qualche modo influenzare le nostre vite; se non avessi conosciuto il mio ragazzo oggi sicuramente non avrei fatto certe esperienze, chissà se avessi mai trovato una persona anche solo simile o avessi mai avuto la possibilità di andare in Serbia e conoscere altre persone come quelle che ho conosciuto là...penso che sia uno spunto ulteriore su cui meditare, tanto più se avete conoscenze albanesi, serbe o kosovare. 

Od vasa Samantocka. 


Fonti: 



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