Serbo, Croato, Bosniaco o Montenegrino? Storia, similitudini e differenze tra le lingue balcaniche


Buongiorno a tutti lettori! Oggi, dopo un bel po’ di tempo, torno con un post sulle lingue slave; ho intenzione di scrivere un articolo del genere per ogni macro zona dell’Est Europa, quindi partiamo subito col primo, che riguarderà le lingue balcaniche. Ho letto di tante persone (e ho anche partecipato a delle discussioni a proposito) che considerano le lingue ‘jugoslave’ un’unica e sola lingua, soprattutto il serbo e il croato, forse anche perché in Italia, quando ad esempio ci si iscrive a un corso di serbo o di croato, la lingua è nominata generalmente come ‘serbo – croato’. Tuttavia, questa denominazione, è da prendere con le pinze. E’ senz’altro vero che queste lingue (comprese bosniaco e montenegrino) presentino tantissime similitudini, che chi parla o capisce una di queste automaticamente parla e comprende anche tutte le altre, ma non sono comunque la stessa lingua in senso stretto e presentano delle differenze, sia lessicali che semantiche.
Penso che per comprendere meglio le somiglianze e le differenze tra queste lingue si debba fare un discorso capillare, partendo dalla storia dei Balcani e dalla storia stessa delle suddette. Mi concentrerò quindi maggiormente sulle lingue dell’ex Jugoslavia per poi fare dei brevi accenni anche alle altre lingue slave dei Balcani che sono però diverse, quindi macedone, bulgaro e sloveno.






Per prima cosa è importante sapere che le lingue jugoslave (termine che utilizzerò in modo semplicistico per indicare le lingue slave del sud della vecchia Jugoslavia, senza alcuna connotazione politica) provengano tutte dal gruppo linguistico slavo, che fu importato dagli slavi provenienti dall’est (probabilmente da persone originarie delle odierne Ucraina e Polonia) quando si espansero nella zona balcanica. Dai documenti reperiti infatti sappiamo che gli slavi arrivarono in queste terre durante il sesto secolo e che si stanziarono nel corso del tempo negli Stati della Bulgaria, della Serbia, della Croazia, della Bosnia e della Slovenia, importando la loro cultura e anche la loro lingua, spaccandosi in diversi gruppi e diversi regni. Ruolo fondamentale in questa spaccatura lo ebbe la Chiesa e la sua divisione in Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa; la prima prese maggiormente potere nella zona occidentale dei Balcani, imponendo tra le altre cose l’alfabeto latino, mentre la seconda si espanse nella zona orientale, specialmente in Grecia e in Bulgaria, Stato a cui si attribuisce l’invenzione dello Staro - Slovenski, ovvero dell’antica lingua slava ecclesiastica (di cui ho parlato largamente in un post riguardante Cirillo e Metodio), di cui l’alfabeto era quello cirillico. Lo slavo ecclesiastico è da considerarsi alla pari del latino nella Chiesa Cattolica, per cui era possiamo dire la lingua ufficiale di coloro che seguivano la religione ortodossa, da cui poi si sono sviluppate le lingue serba e croata. Lo staro slavo infatti si diffuse velocemente e aveva anche il compito di unire diversi gruppi presenti nei Balcani che erano differenti tra loro e che parlavano una gamma di dialetti differenti.  

(Alfabeto dello Staro Slovenski)


Una svolta importante avvenne senz’altro nel Quattordicesimo secolo, con l’arrivo dell’Impero Ottomano che spaccò la penisola in modo piuttosto definitivo: di fatti, se gli odierni Stati di Serbia, Bosnia, Macedonia e Bulgaria vennero totalmente investiti e conquistati dai bizantini, la Croazia e la Slovenia non ne sentirono alcuna influenza, essendo sotto gli austriaci e gli ungheresi, quindi facendo parte di un altro grande impero. Perché è importante sapere questo al fine di comprendere le differenze tra le lingue trattate? Semplicemente per farvi capire che gli Stati conquistati dagli ottomani, nelle loro lingue, ancora oggi presentano una serie di parole derivanti dal turco, i cosiddetti turcismi, mentre il croato e lo sloveno no, questa è dunque una delle prime e importanti differenze. 


(Esempio di turcismi della lingua serba; tutte queste parole sono parole utilizzate nel parlato che sono di derivazione ottomana) 


Un'altra e importantissima nozione è il fatto che la penisola balcanica non presenta solo il gruppo etnico slavo, bensì anche altri come quello albanese nel sud-ovest (più vicino a Macedonia, a Montenegro e alla regione Kosovara serba) ed ungherese a nord (in Vojvodina, Croazia e Slovenia), quindi certe differenze derivano senz’altro anche dalla mescolanza tra gli slavi e questi gruppi etnici, sebbene questo è un discorso ancor più complicato da sviscerare, quindi sorvoleremo.
I vari dialetti parlati nelle zone jugoslave tuttavia non vennero unificati nelle diverse lingue fino al XIX Secolo, quando la Serbia si ribellò ai turchi e cercò di imporre nello Stato solo la cultura, l’etnia e le lingue slave serbe. Importantissimo personaggio nel panorama linguistico serbo fu il famoso linguista Vuk Karadzic. Karadzic infatti iniziò una vera e propria colletta di canzoni folkloristiche e poemi popolari serbi in modo da poter, una volta per tutte, standardizzare la lingua e crearne una comune a tutto il popolo serbo. Egli fu anche colui che ‘sistemò’ l’alfabeto cirillico serbo (introducendo e modificando alcune lettere dell’alfabeto ecclesiastico ortodosso), colui che tradusse la Bibbia in questa nuova lingua e che scrisse il primo dizionario del serbo moderno nel 1818. Il lavoro si basava su un unico dialetto, chiamato Stokavo, che era parlato per lo più in Serbia, in Bosnia e nella Croazia del nord-est.

(Ritratto di Vuk Karadzic)


La Serbia si dichiara indipendente nel 1830, quando la Croazia era ancora sotto l’influenza austro-ungarica, dalla quale non vedeva l’ora di liberarsi. Anche in questo Stato la standardizzazione della lingua avvenne grazie a un linguista, Ljudevit Gaj. Gaj creò, sulla linea di Karadzic, l’alfabeto latino utilizzato oggi in Croazia, un alfabeto che fosse in grado di tradurre su carta gli accenti e le pronunce della lingua slava croata, impossibili da ricreare con l’alfabeto latino occidentale. Iniziò dunque a espandere questo nuovo alfabeto tramite la pubblicazione di giornali, in cui la lingua croata standard si rifaceva al dialetto Stokavo di Karadzic, di fatto al serbo. Ecco uno dei grossi e principali motivi per cui le due lingue (anzi, le quattro, dato che parliamo anche del bosniaco e del montenegrino sotto le righe) di fatto sarebbero la stessa scritta semplicemente in modi differenti.


(Ritratto di Ljudevit Gaj)


Dobbiamo però considerare anche le differenze che intercorrono principalmente tra serbo e croato, differenze che bene o male saltarono fuori in seguito alle guerre jugoslave degli anni ’90. Di fatti, durante il XX secolo, ancora prima della Jugoslavia di Tito, Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro e Bosnia si ritrovarono nello stesso regno, chiamato per l’appunto ‘Regno dei Serbi, Croati e Sloveni’, cosa che (tralasciando la Slovenia, che merita un discorso a parte) non fece altro che unire le due lingue che abbiamo esaminato. Questo fatto lo ritroviamo applicabile anche durante la dittatura titina, in cui le altre due lingue ammesse erano macedone e sloveno, che mantenevano una propria autonomia possiamo dire, mentre serbo e croato era l’unica lingua ammessa in Croazia, Serbia e i restanti due Stati, probabilmente come un tentativo di unire ancor di più questi Paesi dal punto di vista politico e ideologico, ma si trattava comunque di una standardizzazione forzata. Montenegro e Bosnia non furono praticamente presi in considerazione, il primo perché considerato un’estensione della Serbia stessa, la seconda perché considerata terra popolata da un mix di serbi e croati. Pensate solo al fatto interessante che, durante il regno di Tito, chiunque utilizzasse parole di dialetto croato o serbo, diverse da quelle della lingua standard, poteva venire addirittura arrestato: non si poteva usare la parola dialettale croata casnik (che significa ufficiale), bensì si doveva utilizzare la parola serbo-croata oficir, almeno non in contesti pubblici! Da qui nasce quindi il termine ‘serbo – croato’ o ‘croato – serbo’ durante l’Accordo di Novi Sad, termine che noi ancora oggi utilizziamo ma che in realtà è errato perché questa unica lingua non esiste ufficialmente più.




Tornando al discorso delle guerre jugoslave degli anni ’90, in cui i rapporti tra Serbia e Croazia si inasprirono ancora di più, le differenze linguistiche vennero evidenziate, utilizzate come ulteriore simbolo, come propaganda per sottolineare che i due Stati erano realtà indipendenti l’una dall’altro. 




Il croato, per differenziarsi ancor di più dal serbo, adottò parole differenti, come ad esempio i nomi dei mesi (che sarebbero i nomi slavi arcaici, mantenuti, oltre che in Croazia, solamente in Polonia e Repubblica Ceca, laddove gli altri Stati slavi han preso quelli normali comprensibili anche al resto del mondo: Aprile ad esempio, in serbo si dice April mentre in croato è Travanj ), o parole ‘inventate’, come ad esempio la parola nogomet per indicare quello che in serbo si dice fudbal (ovvero lo sport del calcio), e, ovviamente, eliminando i turcismi tipici del serbo e del bosniaco dal vocabolario quotidiano (ad esempio, la parola voz è diventata vlak – treno -, la parola kasika è diventata zlica – cucchiaio - ecc).

(I turcismi vengono sostituiti da parole nuove e totalmente croate)


 Le differenze non terminano qui: si deve anche considerare che esistono dialetti diversi in questi Stati che contribuiscono ancor di più alla differenziazione di queste lingue; come abbiamo visto il dialetto dominante in Serbia (quello da cui deriva la lingua stessa) è lo Stokavo, nel cuore della Croazia è ancora presente il dialetto dominante chiamato Kaikavo e in alcune delle sue isole il dialetto Cekavo. Il serbo inoltre è una lingua ecava mentre il croato è una lingua ijecava, tutto ciò contribuisce sia all'utilizzo di lessico differente ma anche alla pronuncia diversa di stesse parole (in serbo neve si pronuncia sneg, in croato snijeg). Per quanto riguarda il punto di vista morfologico invece si può dire che entrambe le lingue mantengono le forme tipiche delle altre lingue slave: in entrambe abbiamo gli stessi casi, gli stessi generi e i verbi si declinano grossomodo nella stessa maniera, sebbene ci siano delle differenze lievi: moram raditi in croato significa 'devo lavorare', in serbo lo stesso concetto si traduce con moram da raditi; parole uguali e coniugazione un po’diversa.

(Altro esempio di differenze tra serbo e croato)


Sebbene oggi il serbo – croato non esista più, nel 2017 un gruppo di linguisti riuniti a Sarajevo han firmato la Dichiarazione della Lingua Comune, ribadendo ancora che le quattro lingue jugoslave siano in concretezza una sola, tuttavia non è nulla di ufficiale, in quanto appunto oggi i diversi Stati sono indipendenti l’uno dall’altro e hanno ognuno la propria lingua nazionale.  In conclusione possiamo dire che serbo, croato, bosniaco e montenegrino siano un po’ come le diverse varianti della lingua inglese parlata in Gran Bretagna, America e Australia, ovvero la stessa lingua, compresa da tutti coloro che la parlano ma contemporaneamente lingue distinte, sia per pronuncia che per lessico. Chiunque parli una di queste quattro lingue balcaniche può comprendere le altre senza problemi, a meno che non vengano utilizzati termini o dialetti propri di uno di questi Stati estranei agli altri.

(L'immagine non è un granché, ma fa capire perfettamente il concetto di lingue diverse e uguali allo stesso tempo: sul pacchetto è scritto in serbo, in bosniaco e in croato, ma come si può notare, al di là del cirillico, le parole usate sono identiche per esprimere lo stesso concetto)


Aprendo una parentesi riguardante le altre lingue slave presenti nei Balcani possiamo dire che la lingua parlata in Slovenia è sempre una lingua slava del sud ma ha subìto influenze differenti, tra cui quella friulana - italiana ed austro - ungarica che hanno contribuito a differenziarla dalle altre lingue jugoslave; chi parla serbo o croato può comprendere la lingua slovena se parlata lentamente, ma farà comunque più fatica. Parlando di bulgaro e macedone invece il discorso si diversifica ancor di più; il bulgaro è considerata la più antica lingua slava del sud, dalla quale deriverebbe (come già detto) lo Staro Slavo, e presenta delle differenze sia a livello morfologico (numero dei casi ridotti) che lessicale e grammaticale (avendo subìto influenze turche, armene e romene), mentre il macedone è considerato un vero e proprio dialetto del bulgaro. Lo sloveno è scritto in caratteri latini, mentre bulgaro e macedone in caratteri cirillici.

(Parole slovene; chi conosce una delle lingue jugoslave avrà notato che alcune parole sono identiche a quelle serbe, croate e bosniache mentre altre sono solo simili)





Vorrei fare in fine una considerazione personale a riguardo: io non conosco bene alcuna di queste lingue, tuttavia, avendo il fidanzato serbo ed avendo vissuto in Serbia per un periodo, questa è una lingua che ho sentito e che sento frequentemente parlare; detto ciò sono anche in grado di capire basilarmente il bosniaco e posso affermare con certezza che, sebbene io sia una neofita in materia, la differenza tra i due accenti di questi Stati si nota parecchio. Per quanto riguarda il croato è una lingua che sinceramente non ho mai sentito parlare… il mio ragazzo è in parte croato, ma nella sua famiglia parlano tutti serbo e l’accento è uno solo; ho conosciuto donne croate che vivevano in Serbia ma anche loro parlavano serbo e l’accento non era, almeno alle mie orecchie, particolarmente forte (il mio ragazzo però conferma che questo, per un madrelingua serbo, si sente), quindi non saprei dire, per esperienza diretta, quanto queste due lingue differiscano nella realtà dei fatti né quanto sia diversa la parlata.
Spero che questo nuovo argomento linguistico che tratta di somiglianze e differenze tra le lingue slave vi interessi, perché la prossima puntata tratterà di altre due lingue largamente confuse, ovvero russo e ucraino! Come sempre vi auguro una buona serata e vi invito a commentare se conoscete queste realtà (anche quelle meno trattate, come quella macedone, bulgara e slovena) e volete esprimere qualche opinione a riguardo,


Od vasa Samantocka.

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